3/12
2007

I grandi concerti di KarmaChimico: Procol Harum

L’occasione di riaprire questa rubrica mi viene offerta dall’insolita quanto fortunata decisione dei Procol Harum di concludere il proprio tour europeo suonando proprio nel Triste Borgo Natio; si capisce che il mio ruolo di intellettuale di riferimento non mi permetteva di rimanere a casa, tanto più che non c’era niente in tv.
Giusto per rinfrescarci un attimo la memoria, i Procol Harum sono quella che le riviste di settore definiscono una "storica band inglese", ed a ragione: non solo infatti sono inglesi, ma hanno raggiunto l’apice del successo una decina d’anni prima che io nascessi ed è stata considerata un punto di riferimento per molti gruppi posteriori. Una delle loro canzoni più belle ha fatto da sigla al programma RAI "Avventura", che io non ho mai visto ma con un nome così doveva senz’altro essere ganzissimo, in un’epoca in cui "ganzissimo" aveva un significato. Di un’altra canzone è conosciuta in Italia soprattutto la cover dei Camaleonti. Non si tratta esattamente di una boy band, insomma. Anche se pochi li conoscono per nome, tuttavia, le loro canzoni più belle appartengono ormai all’inconscio collettivo. Provate ad ascoltarle ed inevitabilmente vi ritroverete ad annuire, pensando: "ma io questa la conosco..." ed anche "...ma non era dei Camaleonti?"
Il primo aspetto di questo concerto che ha attirato la mia attenzione è come la squadra del pronto soccorso fosse composta anche da infermieri del reparto geriatria, non tanto per il cantante e tastierista Gary Brooker, unico membro superstite del gruppo originale, quanto per il pubblico. L’eccezionalità dell’evento, infatti, è riuscita ad attirare fuori dalle loro tane un folto gruppo di anziani fan del gruppo, che hanno passato buona parte della serata ad abbracciarsi gli uni con gli altri stupendosi di trovarsi ancora in vita e ricordando i tempi andati com’è usanza dei reduci di ogni tipo, ognuno pensando di essere ancora più in forma degli altri. Al primo sessantenne in giubbotto di pelle mi è venuto un brivido pensando a cosa dev’essere un concerto dei rolling stones.
Gary BrookerA distrarmi da questi futili pensieri è stata la musica dei Procol Harum che, devo ammettere, fino al giorno prima non conoscevo affatto. La definiscono "progressive", non è per niente il genere di musica che ascolto in questo periodo, ma forse proprio per questo tutte le canzoni mi sono piaciute assai. In scaletta si sono alternati pezzi storici, riconoscibili anche dal boato di applausi con cui il pubblico li accoglieva, a brani più recenti e qualche scherzo come la simpatica interpretazione acustica di "O’ sole mio". Mi fa sempre un certo effetto sentire la musica uscire da persone e strumenti anziché dalle casse di un computer, non sono abituato a collegare i suoni alla presenza fisica di qualcuno che canta, preme tasti, pizzica corde, percuote tamburi, e per la maggior parte del tempo sono stato estasiato in apnea, ad ammirare questi signori che sembravano perfettamente a loro agio nel portare la musica dove volevano, come un esperto artigiano tratta i ferri del suo mestiere o come si calza una vecchia ciabatta molto comoda.
In conclusione, prima di salutare il pubblico con la classica "A Whiter Shade of Pale", Brooker (che dal vivo non sembra affatto serio come nelle foto) ha annunciato l’intenzione di ritirarsi in inghilterra per dedicarsi alle freccette, l’unico sport che si può fare tenendo una birra nell’altra mano. Prevedo tuttavia che il suo riposo durerà molto meno del "secolo o due" annunciato: era evidente quanto sia lui che il resto della band si divertissero a stare sul palco ad incantarci. Li ho persino invidiati, perché sembravano persone che hanno trovato quello che amano fare nella vita e che continueranno a farlo senza mollare mai, fino al giorno in cui schiatteranno sul palco esalando l’ultimo respiro di organo Hammond. Se mai vi dovesse capitare l’occasione, vi consiglio di andare ad ascoltarli; personalmente è stata veramente un’esperienza che sono stato molto contento di fare.


P.S.: Per dovere di cronaca, sono tenuto anche a citare la "maschera" o come si chiama la tizia che accompagna gli spettatori ai propri posti quando sono troppo rimbambiti per farlo da soli. Sfruttando una vaga somiglianza con la bionda di sex and the city, questa poverina vestita da sciantosa se ne vagava tutta fiera con la spalla scoperta e lampadata come una melanzana al forno, ma dimenticando una regola base dell’eleganza femminile: non ci si mette mai il calzino sopra la calza di nylon, anche se si ha freddo ai piedi e si indossano stivali. Il bordino spunta sempre un po’ fuori.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




2/12
2007

Per uno sbirro grasso e felice

Un esempioANSIA: Migliaia di poliziotti, carabinieri, guardie di finanza e sbirri di varia natura hanno manifestato ieri in molte città d’italia chiedendo maggiori risorse in finanziaria e più tutele per il loro lavoro. A Roma e Milano si sono verificati scontri tra i manifestanti e reparti mobili del Black Block in tenuta antisommossa, intervenuti per sedare i disordini.

Seriamente: Prodi, molla la plata. Anche gli sbirri sono lavoratori, e se si sentono tutelati nei propri diritti, percepiscono uno stipendio adeguato e vedono riconosciuta la propria dignità non solo lavorano meglio, ma è anche meno probabile che s’intaschino bustarelle, si procurino sottobanco benefits di ogni tipo e spranghino la gente qua e là. Davvero, vale per qualsiasi attività umana. Inoltre, gli sbirri rilassati e ben pasciuti fanno più fatica a correre dietro ai manifestanti.




30/11
2007

Scandalosamente normale

La vicenda di Marko Ahmetovic, un rom 22enne che ad Aprile, guidando ubriaco, ha investito ed ucciso quattro giovani ragazzi, sta suscitando su Internet e nel mondo dei vivi l’ennesima polemica ipocrita e farlocca. Pare infatti che Ahmetovic abbia fatto da testimonial per una linea di abbigliamento, già sparita da eBay a causa delle clamore suscitato, incassandone una cospicua ricompensa. Lui nega, il suo vero o presunto manager conferma, la guardia di finanza non rilascia dichiarazioni. Pare anche che abbia scritto o almeno firmato un’autobiografia, dallo stucchevole titolo "Anche io sono un essere umano", in libreria per natale se la casa editrice non si caga sotto. Tutti a chiedersi come sia possibile, in che mondo viviamo, dove sono la legge e la giustizia, io le avevo messe lì, prova a vedere nel primo cassetto della sala, ecc. ecc.
Marko Ahmetovic è stato processato e condannato a sei anni e rotti di arresti domiciliari, dove al momento si trova. L’ultima volta che ho sfogliato il codice penale (era nel 2002, cercavo il posto dove PornoRambo nasconde il fumo) non era vietato lavorare mentre si è agli arresti domiciliari, e neanche ricevere compensi per il proprio lavoro. Avete presente Callisto Tanzi? Scommetto che anche lui sta facendo quello che nel suo ambiente si chiama "lavorare", qualsiasi cosa sia. Se prendiamo per buono che il concetto di "lavoro" comprenda anche posare per delle fotografie pubblicitarie o firmare libri che non si sono scritti, beh, allora deve essere valido anche per Ahmetovic. E’ ripugnante che qualcuno (lui e/o il suo agente) approfitti di un drammatico fatto di cronaca per diventare ricco e famoso, ma non è il primo caso e non sarà l’ultimo. Siamo caduti in basso, ma questo non è neanche il peggio che si sia mai sentito, suscita clamore solo perché il protagonista è un rom ed è facile istigare associazioni mentali con delitti ed assassini che con questo non hanno nulla a che fare. L’agente pubblicitario, tale Alessio Sundas, si difende dalle polemiche sostenendo che non si vergogna, che creare star è il suo lavoro, che non è lui ad essere cattivo, ma la società che lo ha disegnato così. Fa schifo, ma non mente. Inutile appellarsi alla legge, fare inchieste, chiedere indagini ministeriali: tutto è avvenuto secondo le regole di un mondo progettato scientificamente per farti sentire una merda, e la decenza non si impone per decreto. Basterebbe che quella linea di abbigliamento restasse invenduta nei magazzini, che il libro accumulasse polvere in libreria, e la prossima volta i cacciatori di star ci penserebbero sopra due volte prima di fare business sulle tragedie. Purtroppo, però, questo non succederà: sarebbe necessario qualcosa che agli italiani manca, come la dignità ed il buon gusto. Non dimentichiamoci che questo è lo stesso paese in cui due anni fa migliaia di giovani andavano in giro con scritto a chiare lettere "De puta madre" sul torace. Pagando. Questo è anche il paese dove un tizio, dopo essere stato condannato per concorso esterno in associazione mafiosa (un esempio tra i tanti), non solo ha girato uno spot pubblicitario per una compagnia telefonica, non solo ha scritto diversi libri, ma è stato anche candidato alla presidenza del senato. Ha fatto molta più strada di un rom che vende abbigliamento tamarro su eBay, eppure a tutti sembra perfettamente normale.




29/11
2007

26) Come bisogna lasciarlo cantare, l’italiano?

Buongiorno Italia gli spaghetti al dente
e un partigiano come Presidente
con l’autoradio sempre nella mano destra
e un canarino sopra la finestra.

(Eugenio Montale)


Dopo l’ordinanza anti-sbandati di Cittadella, ecco un altro microcomune padovano che ha deciso di adottare una linea di rigore nei confronti di questa forsennata immigrazione che sfrutta e svilisce le italiche virtù: si tratta di Teolo, ottomilacinquecento e rotti abitanti, in cui l’unico divertimento sembra sia fermarsi in piazza a bere dalla fontanella. Persino la descrizione del mio quartiere occupa più spazio su wikipedia, ed è tutto dire.
Teolo sembra essere il primo comune italiano dove, per iniziativa del sindaco di AN, un cittadino straniero è stato sottoposto ad un serio esame prima di ottenere la cittadinanza italiana. Anzi, una cittadina: Yenisheidi "Jenny" Rodriguez, fino a due giorni fa cubana, da ieri felicemente italiana. Se interpreto correttamente le mie fonti, pare che questo esame sia effettivamente previsto dalla legge, ma che di solito venga trascurato o ridotto a semplice formalità: ci si accontenta del fatto che il richiedente soddisfi i requisiti minimi di base (che sia in Italia da tot, o sposato con un/a italiano/a da tot, che non abbia ucciso nessuno, o che non sia possibile dimostrarlo, che non appartenga ad Al Qaeda, o che abbia almeno restituito la tessera), che abbia fatto domanda in cinque copie, che abbia appiccicato l’adeguato importo in marche da bollo e che il ministero, con tutto il tempo che reputa necessario, abbia dato il via libera. Al sindaco di Teolo questo non è bastato, ha voluto sottoporre Jenny anche ad un colloquio per verificare la sua conoscenza della lingua e della cultura italiana, pare anche con qualche domanda sulla Costituzione, concedendole infine una senz’altro meritata "promozione" ed accogliendola come concittadina. Facile immaginare cosa succederà quando invece di una cubana lo stesso sindaco si troverà di fronte una donna in burqa, ma per una volta non voglio assumere pregiudizialmente una posizione contraria all’iniziativa solo perché viene da un esponente di Alleanza Nazionale, o da un padovano. In fondo, stavolta sembra essersi trattato solo di applicare una legge, mica di inventarne di nuove con il solo preciso scopo di scassare le palle al mondo, poteva andare molto peggio. Mi limito solo a proporre un piccolo e quasi insignificante miglioramento a questa legge, dato che comunque si dovrà riprendere a parlarne in parlamento: venga sottoposto allo stesso esame, una breve batteria di domande sulla lingua italiana, la Costituzione ed il repertorio di Toto Cutugno, anche chi cittadino italiano lo è già per nascita. Ogni dieci anni, per esempio. La bocciatura potrebbe comportare, chessò, l’ineleggibilità a cariche pubbliche, oppure qualche rituale di pubblica umiliazione, ma di quelli che non comportano la possibilità di diventare famosi. I promossi potrebbero invece non solo mantenere la cittadinanza così com’è, ma partecipare magari anche all’estrazione di un viaggio-premio a Teolo, a visitare la fontanella.




29/11
2007

Ritorna Forza Italia, non facciamoci prendere dal panico

Porchetta LiberaIeri Berlusconi ha annunciato che Forza Italia non si scioglierà. So cosa state pensando, anche a me pareva di aver capito il contrario, ma da quando controlla solo Mediaset il suo pensiero non mi giunge più così limpido come una volta.
Il nuovo partito si costituirà quindi come un "partito-rete" (non si capisce se rete nel senso di rete televisiva, o rete nel senso di rete fatta dal Milan) di cui faranno parte i partiti della Cdl, i circoli della Brambilla ed altri gruppi di auto-aiuto; anche sul nome non vi sono più certezze, potrebbe chiamarsi "Partito della Libertà" o "Popolo della Libertà" a seconda di quanto gli esperti di marketing del capo decideranno di far risultare da un apposito referendum. Esclusa, senza neanche una reale discussione, la mia proposta di chiamarlo "Porchetta Libera": evidentemente questa è gente nonostante le pretese retoriche non riesce ad emanciparsi dagli schemi e dai linguaggi della vecchia politica. Alcuni osservatori, confusi dall’apparente* cambiamento di opinione del fine stratega di Arcore, si chiedono come reagiranno i suoi sostenitori, se si stancheranno finalmente di seguire la banderuola o se invece si identificano a tal punto nell’uomo-simbolo da continuare a seguirlo a prescindere da qualsiasi strunzata dica o faccia. I più, tuttavia, preferiscono non interrogarsi sul grande mistero italiano rappresentato dall’elettorato di Forza Italia e preferiscono concentrarsi sui presunti alleati del lampadato, i quali hanno l’aria di essere a loro volta quanto meno perplessi.
Mi consola il fatto che anche Fini, uno che conosce Berlusconi molto meglio di me avendoci pure scopato, sembra aver sofferto le mie stesse incomprensioni; dopo settimane di scazzi reciproci ieri sera il presidente di Alleanza Nazionale ha ironizzato sul salto della quaglia del plasticoso alleato e sui suoi cangianti riferimenti geografici in merito alla riforma della legge elettorale**, ricordando come non sia scontato che Berluscaccio, in caso di caduta del governo Frodi, ritorni automaticamente ad essere leader della Casa della Libertà. Casini, al momento, sembra allineato sulla linea Fini. Bossi già da tempo va dove gli dicono di andare, dice quello che gli dicono di dire, si siede a sbavare in un angolo, incassa e se ne va.
E’ facile prevedere che lo strappo verrà ricucito e gli attuali dissapori, per quanto aspri, verranno presto dimenticati in nome della realpolitik; oggi come oggi, però, il fronte compatto della destra sembrerebbe essersi spaccato, alcuni dicono addirittura spacciato, e comincia a farsi sentire anche a sinistra la tentazione di sciogliere le camere ed andare a votare il prima possibile, approfittando del momento di debolezza dell’avversario, senza lasciare a Fini il tempo di inghiottire l’ennesima umiliazione della sua vita tristanzuola tornando tra le accoglienti braccia del Banana. Alcuni risibili dettagli come la grave crisi interna al centrosinistra, la precarietà delle sue alleanze, la legge elettorale che continua a fare schifo, la mancata risoluzione del conflitto d’interessi, la necessità di alcune riforme urgenti possibilmente prima delle elezioni (tra tutte, quella della Rai), paiono diventare sempre più trascurabili di fronte all’improvvisa possibilità di mettere alle corde l’avversario e capitalizzare l’entusiasmo per la cosiddetta novità del Partito Democratico. Aleggia nell’aria l’idea che un tempestivo harakiri consentirebbe di infliggere un altro colpo al nano malefico e contemporaneamente di incoronare il buon Uoltér, beniamino di grandi e piccini, nuovo re di Tàlia. Probabilmente questo esecutivo, nonostante la noiosa serietà ed efficienza applicata da Prodi al risanamento dei conti pubblici***, non ha né i numeri né le idee per governare bene o per attuare tutte le grandi riforme che avevano promesso; non lusinghiamoci tuttavia per l’ennesima volta con l’illusione che sia arrivato il "momento buono", che il nobile fine di salvare l’Italia dal galletto mafioso giustifichi qualsiasi mezzo, compreso imitarlo nelle sue politiche di sputtamento delle istituzioni e svilimento della democrazia. Sono consapevole che persino un governo di democristi affaristi sarebbe preferibile al ritorno al potere dell’unico corleonese con accento brianzolo, ma ugualmente credo che per Prodi e compagnia danzante sarebbe più saggio, oltre che più onesto e di sinistra, prepararsi dopo tanta agonia ad un sereno trapasso portando a compimento almeno gli atti di governo indispensabili, con serietà e dignità: quel poco che resta, almeno, dell’unico capitale che a Berlusconi palesemente manca.



* "Apparente", perché lui nega di aver mai cambiato idea. E’ lo stesso principio per cui le religioni monoteiste attribuiscono alla divinità l’immutabilità: ciò che muta ammette la propria imperfezione, ciò che è perfetto non può che essere sempre uguale a se stesso.
** Riassumibili in: "Germania o Spagna purché se magna".
*** E a poco altro, bisogna ammettere. Ma è già qualcosa di più del governo precedente.




27/11
2007

Le avventure del giovane guerriero Tai-C, vol. 2

Non sono mai stato un dormiglione ma, lo ammetto, qualche volta mi piacerebbe alzarmi all’alba. L’imminenza del primo esame di Tai Chi mi ha invece spinto ad anticipare la sveglia di altri dieci minuti, così da potermi dedicare ogni giorno ad un breve allenamento mattutino. Per la maggior parte dei praticanti il primo esame si rivela più che altro una formalità, una verifica dei primi rudimenti appresi in un paio d’anni di esercizio, ma per quanto mi riguarda non va trascurata la possibilità che si riveli invece uno psicodramma a soggetto sulla legnosità delle giunture. Di conseguenza, perché non aggiungere un tocco di pathos? Potrei presentarmi con gli occhi da panda per il sonno perduto e gettarmi ai piedi del maitre piagnucolando: "Ma io ho studiatoooo...", mentre lui mi colpisce molto forte con il bastone.
In alternativa, c’è anche la possibilità che impegnandomi e continuando ad allenarmi io riesca a far fronte alle difficoltà congenite, colmare le mie lacune e superare l’ostacolo. O che un asteroide colpisca la terra, facendo posticipare l’esame. O che un cinese radioattivo mi morda donandomi tutti i suoi poteri. Pur partendo da una situazione fisicamente svantaggiata (fondamentalmente, non ho mai avuto voglia di fare un cazzo) sono piuttosto determinato a proseguire la mia carriera senza farmi troppo umiliare dalle migliori casalinghe della terza età vicentina le quali, rimanga tra noi, sono molto più toste di quanto le descrivano i luoghi comuni: per questo ho deciso di sfidare la mia impermeabilità allo sport ed alzarmi tutte le mattine molto presto, fare qualche esercizio, ripassare qualche forma, magari praticare un po’ di chi kung, fischiettando modestamente tra me e me il motivetto di Rocky. Se nel giro di qualche giorno non mi sentite più, probabilmente sarò caduto in letargo, o a caccia di cinesi radioattivi.




26/11
2007

Ullalà! Le dernier acte!

A sorpresa, almeno per me, è prevista a brevissimo la pubblicazione in italiano del quarto ed ultimo volume della tetralogia del mostro di Enki Bilal. Con notevole slancio di fantasia si intitola "Quattro?" ed è uscito in Francia già a Marzo; il fatto che mi sia sfuggito fino ad oggi indica che non faccio poi una vita così noiosa da riuscire a seguire ogni mossa di Bilal, il che mi dà un certo sollievo.
Anche se poi uno si chiede, come mai è passato solo un anno tra il terzo ed il quarto volume? Eh? Ti sei stufato, Enkino? Hai fatto le cose di fretta? Non ci metti più l’impegno di un tempo? Devi pagare anche tu il conto dell’elettrauto?
Ti capisco, sai, ma dato che immagino di dover sborsare qualche euro per leggere questa tua ultima fatica*, spero che effettivamente di fatica si sia trattata e non di quaranta pagine di personaggi che si muovono nella neve o nel deserto solo per non star lì a disegnare gli sfondi. Le recensioni lette in giro mi fanno sorgere qualche sospetto per quanto, a dirla tutta, siano scritte generalmente in una buffa lingua che non conosco. Facciamo che anche stavolta si va sulla fiducia, solo perché sei tu, ma c’è un’ultima volta per tutto.

* Oltre all’elettrauto, ça va sans dire.

UPDATE: Il mio spaccino di fiducia me lo dà in uscita per il 12 Dicembre. Quando gli ho chiesto il prezzo non mi ha risposto, era già sul sito dell’Alfa a prenotare la macchina nuova.




26/11
2007

Anche quest’anno le Maldive? Cheppalle.

(Niente mette a repentaglio le tue certezze sull’universo il Lunedì mattina come lo scoprire che Rufus Wainwright è gay. "Rufus", un nome che evoca foreste canadesi, boccali di birra da due litri, folte barbe da boscaioli, pesanti cappotti a scacchi, berretti di pelo d’orso strappato all’orso ancora vivo. Invece, un "Rufus" fighetto, magrolino, molto ben cantante e gay. Un gay di nome Rufus. Mi chiedo come i gay possano accettarlo.)


Stando alle mie accurate fonti di informazione, pare che quest’anno siano in netto aumento le prenotazioni di viaggi esotici per le vacanze natalizie, chiaramente destinate ad un pubblico che non si spaventa "di fronte all’incremento dei prezzi legato all’inflazione." Tra le mete si distinguono le Maldive, ma anche Mauritius, Bahamas, Antille Francesi e Caraibi, insomma i soliti posti dove i borghesi banali andranno a rinchiudersi nei villaggi turistici, così da sentirsi un po’ protagonisti dell’Isola dei Famosi. Ed i co.co.pro., i lavoratori temporanei, interinali e flessibili, dove vanno invece in vacanza, quei pavidi che di fronte all’incremento dei prezzi tendono invece a spaventarsi?
Si indebiteranno, faranno altri mutui per permettersi due settimane di lusso come i loro capi, i loro dentisti, i loro commercialisti, come quelli che la televisione spaccia per persone normali? Aumenta la sperequazione economica e sociale, si restringono i diritti, meglio fare un ultimo bagno in qualche mare esotico, perché no? Come i passeggeri del Titanic. Si meriterebbero di trovare Cristian de Sica nel bungalow di fronte, e sarebbero pure contenti.
Oppure sceglieranno una vacanza "light"? Alcuni senz’altro, così come scelgono di vivere in appartamenti light, di indossare vestiti light e di fare una spesa light, grazie alla meravigliosa libertà di scelta del neo capitalismo trionfante. Almeno non rischiano il cagotto come i padroni delle fabbriche dove prestano il loro lavoro precario.

Nel frattempo, io coltivo nel cassetto l’idea di recuperare una vecchia guida turistica della Jugolasvia, una di quelle che stampavano prima che guerre umanitarie o meno liberassero il paese dal sanguinario giogo del comunismo, e ripercorrerne gli itinerari proposti, scavalcando confini e decenni e macerie imbellettate, lasciando che le singole nazioni sbiadiscano sullo sfondo, sovrapponendo le strade nuove alle vecchie, le foto nuove alle vecchie, scoprendo cosa c’era, cosa si è salvato, cosa magari è ricresciuto dalla cenere fertile, tenendo a bada il fascino melenso e macabruccio di una qualsiasi operazione nostalgia. Per quest’inverno niente da fare, però, questo viaggio jugotopico me lo tengo da parte per una casomai prossima estate, sperando che nel frattempo la mafia albanese, la gazprom o la nato non pensino sia il caso di aggiungere qualche nuova frontiera.


(Rufus. Non me ne capacito.)




23/11
2007

Sbandati banditi

Qualche giorno fa, il sindaco leghista di Cittadella (PD) ha emesso un’ordinanza che ha suscitato un certo clamore passando alla cronca come "Ordinanza Anti-Sbandati", ottenendo seguito e solidarietà da parte dei sindaci leghisti e destrorsi della regione nonché l’interessamento sdegnato del ministro della Solidarietà Sociale Ferrero nonché un’avviso di garanzia dalla procura per "usurpazione della funzione pubblica". Naturalmente, il fatto che sia un’ordinanza emessa dal sindaco leghista di Cittadella e che vorrebbe essere imitata dal sindaco leghista di Verona e dal sindaco leghista di Treviso ci fa sospettare a pelle che sia un’iniziativa stupida, razzista e populista e difatti così è, ma per non dare l’impressione che io abbia dei preconcetti vedrò di fornire ulteriori dettagli.
COn l’ordinanza del 16 Novembre 2007, il sindaco di Cittadella ordina che la concessione della residenza nel comune di Cittadella sia sottoposta ad indagine volta ad accertare che il richiedente abbia una dimora abituale che soddisfi i requisti igienico-sanitari per l’abitabilità, un contratto di lavoro subordinato oppure un reddito di almeno 5061,68 euro l’anno per il mantenimento suo e di un familiare al massimo, di più nel caso debba mantenere altri familiari. Niente di eccessivo, pare: basta dimostrare di abitare in un posto adatto alla vita umana e di avere a disposizione almeno 420 euro al mese per due persone provenienti da fonti lecite, non sono condizioni così restrittive. Potrebbero persino indirettamente costringere i padroni di casa italiani a rendere dignitosamente abitabili gli appartamenti che affittano agli immigrati, magari addirittura a stipulare contratti di affitto regolari e a pagare le tasse di conseguenza, se vivessimo nel mondo dei sogni.
Sì, perché dimenticavo un dettaglio: coerentemente con la considerazione iniziale che "si è registrato un incremento a livelli esponenziali dei flussi migratori" negli ultimi mesi, questi requisiti sono necessari solo per cittadini dell’Unione o extracomunitari. Per gli italiani resta tutto come prima, senza discriminazioni: la logica è che bisogna finirla con questi barboni stranieri che vengono a rubare il lavoro ai barboni italiani.
Il vero problema è che il reddito viene usato come criterio per la determinazione di diritti civili, e questo è eticamente e socialmente inaccettabile. E’ vero, 420 euro al mese è un discrimine piuttosto basso che non per niente equivale all’importo dell’assegno sociale, ma è il principio che si vuole far passare che ritengo ripugnante: chi non guadagna abbastanza denaro ha meno diritti, chi guadagna di più merita qualche diritto in più. E’ un principio plutocratico, la ricchezza determina il potere: in questo caso, il potere di richiedere la cittadinanza. Accettare che questo principio, già fin troppo applicato nella società, venga legittimato istituzionalmente costituirebbe un precedente molto grave. E’ un principio che non solo non condivido, ma si pone idealmente agli antipodi rispetto alla società in cui mi piacerebbe vivere e a cui quella in cui vivo assomiglia sempre meno. L’articolo 3 della nostra Costituzione, che per quanto fuori moda resta pur sempre una gran bella lettura, afferma non solo che "Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [...] senza distinzione di condizioni personali e sociali" ma anche che "È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese."
Rimuovere gli ostacoli, non i cittadini. Non è una distinzione da poco.




22/11
2007

La mancanza di fantasia al potere

"Sono passati 24 giorni dalla nostra incoronazione alle primarie e in 24 giorni abbiamo creato il simbolo, la sede del partito e gli organismi dirigenti": solo 24 giorni dall’incoronazione, si potrebbe dire, e già Walter Veltroni è passato al plurale maiestatico. 24 giorni per mettere in piedi un nuovo partito potrebbero sembrare pochi, se non si facesse il confronto con i 24 secondi che ci ha messo Berlusconi a creare la sua nuova corte dei miracoli. Certo, Veltroni forse non ha dovuto fare tutto da solo, sarebbe troppo persino per lui perdere le notti a disegnare questo simbolo:

Il simbolo del Partito Democratico

Veltroni, Letta, Bindi, Realacci (e chi cazzo è?) si dicono soddisfatti. Il simbolo richiamerebbe un’idea di "patriottismo dolce" (pardon?) e si riallaccerebbe alle tre anime del Partito Democratico: quella verde e laica (?), quella bianca cattolica, quella rossa del sugo di pomodoro che mettono sulla pasta gli italiani. A loro piace. O mentono, o sono ubriachi, e francamente non so quale delle due sia più probabile. Una volta il Partito Comunista poteva contare sul supporto dei migliori artisti italiani, anche nel campo della grafica e della pittura, ed ora sono ridotti così male da non trovare niente di meglio di questo? Ah, la sequenza cromatica verde-bianco-rosso! Che idea geniale, si saranno detti! E sotto ci hanno anche messo la didascalia per i più grulli, con un ramoscello d’ulivo sempre più striminzito e triste, che sembra coltivato a Milano2.
Sapete cos’ha che non va questo simbolo, secondo me? In due parole, da non addetto ai lavori, tutto. In primo luogo è rettangolare, quindi può andare bene per Internet o per essere stampato sulle lattine dei pelati ma è molto meno pratico di qualsiasi altro simbolo di partito: una falce e martello, ma anche una quercia, un fascio, una svastica, una foglia di vite o persino un fottuto asinello stanno bene da soli o possono essere iscritti in un cerchio, un quadrato, un rettangolo o una stella. Questo no: un rettangolo resta un rettangolo ovunque. In secondo luogo non è neanche un pittogramma, cioé un’immagine, ma un monogramma, ovvero da dizionario "Lettera o gruppo di lettere composte o intrecciate ad indicare un nome proprio o la sigla di un’azienda". Come monogramma è carino, per carità, con quel gioco di pieni e vuoti... ma presenta un altro problema: provate a riprodurlo rapidamente con una matita su un foglio. Fa schifo, non si capisce bene cosa sia, e non avete ancora disegnato il ramoscello d’ulivo. Infine, i colori: il tricolore è non soltanto la scelta più banale che potessero fare, non soltanto una scelta che si appropria di qualcosa di nazionale "privatizzandolo" come aveva fatto a suo tempo il nano lustrato per il colore azzurro o lo slogan "Forza Italia!", ma è persino un insulto ai daltonici. Sulla didascalia non mi pronuncio nemmeno: un simbolo che ha bisogno di essere spiegato in didascalia è praticamente un’ammissione di incompetenza. Insomma, riesce a superare persino il più brutto simbolo di partito visto finora, quello di Farsa Italia, e avranno pure perso tempo a sceglierlo, valutarlo, elargendo milionate a qualche grafico romano o milanese figlio di un sottosegretario di cancelleria. Una volta avevano Guttuso. Una volta avevano la falce e il martello. Evidentemente non gli basta più essere rinnegati, baciapile, pusillanimi, trafficoni e vili: vogliono essere anche brutti. E gli piace! Contenti loro...

P.S.: Secondo un’altra ipotesi, è pur sempre possibile che abbiano scelto questo simbolo sperando che in cabina elettorale, pur di non vederlo, gli elettori ci mettano inconsciamente una croce sopra.




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