17/1
2005

Notte (giorno) Notte [5]

Il viaggio di ritorno fu molto più breve di quello di andata. Presi posto dove avevo prenotato, iniziai a leggere sollevando ogni tanto lo sguardo sui miei compagni di scompartimento, una pesante signora dai capelli biondi tinti e due ragazzi più o meno della mia età; sentendoli parlare, al telefono e tra loro, dedussi che la signora fosse di Cassino e gli altri due veneti. In seguito scoprii che la prima era originaria di Nocera, ma abitava in quel di Treviso, mentre i secondi erano di Cesena: il fatto è che dopo una giornata a Napoli tutti gli accenti settentrionali sembravano uguali.
Iniziammo a conversare quando notai che i due romagnoli stavano sfogliando il catalogo della mostra di Caravaggio, il naturale istinto di conversazione ebbe la meglio sul desiderio di leggere. Anche loro, come me, approfittavano dei momenti liberi (dal lavoro o dallo studio) per girare l’Italia alla ricerca di mostre e musei; anche loro erano partiti all’ultimo momento, senza pianificare il viaggio, avevano visto Napoli per la prima volta ed avevano vagato per il centro rimanendo colpiti dalla sua bellezza. La signora di Nocera interveniva di quando in quando, esprimendo una perplessa ammirazione per i nostri interessi culturali che ci spingevano ad attraversare il paese in lungo e in largo ma pure l’imbarazzo dell’autoctono che sente i commenti ingenui dei turisti sulla propria terra natale.
Ci scambiammo opinioni e suggerimenti sugli eventi in corso e su quelli consumati: Kandinsky, Dalì, Monet, Picasso, snocciolavano nomi come tappe di una caccia al tesoro. Dall’arte, come spesso capita, il discorso migrò in breve verso le reciproche tradizioni ed esperienze enogastronomiche, vini e cibi della propria regione e di quelle visitate, pinot e sangiovese, baccalà e passatelli, focacce e formaggio di fossa.
I finestrini del corridoio non si potevano abbassare su quell’intercity, impossibile ricreare il rituale dell’andata; per fumare ci si ritrovava con gli altri passeggeri nelle zone di scambio al termine dei vagoni, dove il ricircolo dell’aria ci toglieva ogni scrupolo, attenti a non farsi cogliere di sorpresa. Si cominciò a parlare della propensione dei veneti a bere a bere troppo e di gusto, delle città d’Europa viste o da vedere, ci si addormentò da qualche parte tra Roma e Firenze, verso mezzanotte, esausti.
La peculiare forma di amicizia tra viaggiatori che si era formata si rivelò per loro una fortuna, alle tre di notte fui l’unico a svegliarsi, per caso, mentre il treno rallentava per entrare nella stazione di Bologna. Li scossi e fecero appena in tempo a prendere i bagagli e a scendere, lasciandomi un numero di telefono per incontrarci a Venezia, dove avevamo tutti e tre intenzione di andare attorno all’epifania. Mi riaddormentai, fu solo il destino a svegliarmi di nuovo due ore, mentre arrivavamo a Padova.
Alle cinque del mattino, la stazione ferroviaria di padova non merita particolari complimenti, migliorando peraltro di poco nell’arco dell’intera giornata. Per non manomettere il vassoio di paste napoletane gelosamente custodito nonostante la fame notturna, consumai una sostanziosa colazione al bar e mi sedetti in sala d’aspetto ad attendere la prima coincidenza, circondato dal solito bivacco di viaggiatori malmessi e spossati, addormentati, imprecanti, chissà se in partenza o di ritorno da qualche parte. Non mi rimaneva tempo per dormire ancora, rimasi a leggere e scrivere tra gente stravaccata di ogni razza. Un messaggio sul cellulare, alle cinque e mezzo del mattino, mi informò che un mio cugino soffriva di insonnia. Da lì a breve il mio treno arrivò, le ultime tratte verso casa non mi riservarono sorprese e ne fui contento, perché sarei stato troppo stanco per accorgermene. Tralasciando la seconda, generosa colazione che mi concessi, mi gettai a letto sfinito e considerando che ritornare, è sempre un po’ morire.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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