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2005

La neve reloaded

Mentre ascolto i miei colleghi darsi affannosamente da fare per organizzare la gita aziendale sulla neve, senza neppure sospettare di quanto sia fantozziana l’idea al di là della buona fede che li anima, vengo colto da improvvisi flash sulle mie passate esperienze di sport invernali.

[Flash n.1: 1989 o giù di lì]
Gita sulla neve delle scuole medie. Qualcuno mi infila a forza i piedi in un paio di scarponi da sci, aggancia il tutto a due travi di legno vagamente sagomate e mi spinge su una pista da fondo. Una volta che gli sci si siano infilati nei binari tracciati dagli altri trecentottantadue bambini della gita, non c’è modo di girarsi: per tornare all’autobus devo arrancare per tutti i quarantotto chilometri della pista circolare maledicendo moderatamente gli dei olimpici (allora ero ancora un bambino timorato). Quando finalmente arrivo, qualche mio compagno di classe ha già cambiato voce e sta studiando per la patente, nel frattempo la revisione del bus è scaduta.

A quanto pare i tentativi di organizzare questa gita alla quale io non parteciperei in nessun caso sono destinati a fallire per colpa della generale mancanza di entusiasmo. Non mi sorprende: chi ha voglia di passare anche il fine settimana in compagnia degli stessi individui che ti tolgono il fiato tutti gli altri giorni?

[Flash n.2: 1992 o giu di lì]
Gita sulla neve delle superiori. Nessuno ha più l’autorità per costringermi a fare figuracce con gli sci ai piedi, per cui mentre gli sportivi si coprono d’onore io ed i miei amici beviamo la birra e ci buttiamo giù per una pista da bob sdraiati su dei sacchetti di plastica. A faccia in giù, anche. E nessuno si è fatto male, sorprendentemente.

Nel frattempo qui sta iniziando a nevicare e la mia collega si concede gridolini estatici, mentre a me si prospetta la possibilità di rimanere bloccato nel luogo di quotidiano sfruttamento lavorativo fino alla fine della corrente era glaciale. Si accettano offerte di soccorso (no perditempo).

[Flash n.3: 2002 o giu di lì]
Finito il tempo delle gite sulla neve, ci si va a buttare giù dai pendii utilizzando mezzi di fortuna quali: camere d’aria dei camion, scatoloni, slittini della prima guerra mondiale. Non c’é neanche tanta neve, a dire il vero. Come risultato io mi spacco un sopracciglio e sono quello che si fa meno male, tranne naturalmente Neno e gentile signora che sono protetti da gisù perché loro vanno in chiesa ed io no (e se ne vantano).

In conclusione, sulla neve è bello andarci per spanarsi il muso (tm) con gli amici, non per dimostrarsi socievoli con gli altri schiavi ed i loro padroni. Inoltre, dovrei smetterla di mangiare madeleine a pranzo.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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