7/11
2005

Banlieu, appunti per un approccio costruttivo alla rivolta

I giovani che danno fuoco alle auto hanno capito tutto: non lo fanno perchè non possono permettersele, le bruciano per non volerle. (F.Beigbeder, Lire 26.900 )

Da giorni si parla dell’insurrezione scoppiata tra i giovani di origine straniera della periferia parigina, degli incendi, dei feriti, degli arresti. E’ trascorsa l’undicesima notte. Questo significa che per undici volte il titolista de La Repubblica ha dovuto cercare variazioni sul tema "La notte più difficile", una faticaccia. Che tra i rivoltosi serpeggi il malcontento francamente mi sembra comprensibile: non solo sono relegati ai margini della società francese, vivono di merda e vengono definit "feccia" dal ministro degli Interni, ma dopo dieci giorni di accesa protesta (per usare un eufemismo) tutta l’attenzione dei media italiani viene rubata loro da quel furbone di prodi che osa esprimere un’opinione indicibile: se non si fa qualcosa per migliorare lo stato delle periferie italiane, un giorno potrebbero scoppiare rivolte anche in italia. Scandaloso*. Come dire che se non si fa manutenzione ai treni, prima o poi possono deragliare. Chiaramente il governo si è offeso. E si saranno offesi pure i giovani parigini, a farsi fregare audience così dopo undici notti in bianco. Questo dà loro diritto a bruciare auto, chiese, scuole, centri commerciali? Francamente sì.
Capisco che di primo acchito tutte quelle fiamme, il fumo, i pulotti possano destare preoccupazione: sono tutte cose che culturalmente associamo ad immagini negative**. Cerchiamo però di superare questi pregiudizi atavici e di guardare con occhio disincantato ai numerosi aspetti positivi della vicenda, finora trascurati da gran parte dei media. Innanzi tutto la ricostruzione creerà un sacco di posti di lavoro, a due passi da casa e senza dover andare fino in iraq; in generale, si possono considerare incendi e saccheggi come un favoloso propulsore per l’economia, basti pensare che una volta terminati gli scontri mezza parigi avrà bisogno di cambiare auto, cambiare i vetri alle finestre, ritinteggiare casa, ecc. Nel frattempo, trovare parcheggio è diventato molto più facile, si riduce l’inquinamento provocato dai gas di scarico e si incentiva l’impiego dei mezzi pubblici. Gli incendi permetteranno tagli alle ingenti spese di illuminazione pubblica, rendendo ancora più romantica la città; non mi stupirebbe che aumenti anche il turismo. Vogliamo infine parlare di quanto sia più sano, per questi giovani, sostituire all’indolenza dell’ennesima serata davanti alla tivvù l’entusiasmo di un allegro falò con gli amici? Il ricreare legami comunitari con i vicini di casa, lo scoprire e l’incontrarsi, il trascorrere una notte all’aria aperta?
E’ quasi un peccato, quindi, che le miopi istituzioni francesi stiano cercando di sedare la rivolta. Come? Tramite i potenti mezzi della civiltà occidentale contemporanea, laica e progressista. Una fatwa, ça va sans dire.

(Nel frattempo, in un paese limitrofo un noto politico legato alla mafia fa da testimonial per un telefonino e nessuno accende neanche un cerino?)


* Per qualche motivo che non mi so bene spiegare, prodi crea scompiglio anche quando parla del caffè che si è bevuto la mattina. Dice cose banali al limite del qualunquismo e ben conosciute da tutti e rischia di passare per che guevara.
** Cfr. D.Alighieri, "La divina commedia".

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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