15/10
2007

Vince Veltroni. Figuratevi chi perde.

A quanto pare, tantissimissima gente ieri è andata a votare alle primarie del partito democratico, quasi tre milioni e mezzo di persone. A vincere quest’edizione arruffata dell’Isola dei Famosi, con una maggioranza schiacciante, è Veltroni: quello che davano per favorito, l’unico candidato con una credibile possibilità di vincere. Non mi stupisce assolutamente, era successa la stessa cosa con Prodi alle primarie per l’Ulivo. Non è neanche che la gara fosse truccata, è che i potenziali elettori del Partito Democratico sono in generale piuttosto portati ad essere manipolati. Cattolici confusi, ex comunisti allo sbando... in effetti, non chiedono di meglio che essere manipolati. Inoltre a Veltroni piace vincere facile, considerando che gli avversari erano la Bindy, Letta ed una scatoletta di tonno Riomare, e Walter ha avuto da ridire su tutti e tre quando gli si avvicinavano troppo nei sondaggi. Il nostro lider minimo Prodi comprensibilmente dà ai fatti un’interpretazione diversa: "Questo numero significa tre cose: senza politica un paese non vive; quando c’è da decidere il paese partecipa e risponde; è un dato che rafforza il governo"
Come dire: hai visto, Grillo? Vogliono più bene al vecchio papà che al nuovo papà.
Poi, sempre Prodi, ammette: "Se ieri fosse stato un fallimento, il governo saltava". Di dirlo il giorno dopo, quando le cose sono andate bene, sono capaci tutti. E’ a dirlo prima che si rischia di perdere, dolcezza.

un confronto titanico

Ad ogni modo, buon per i tre milioni e rotti italiani che hanno deciso di dare fiducia a questo partito nascente, figlio dei diessini, della margherita e del marketing, nipote del partito comunista e della democrazia cristiana. Cazzo, che famiglia. Avrei voluto andarci pure io, davvero, ma sono raffreddato e la molletta mi avrebbe irritato il naso. Poi oggi ho letto per caso questa opinione sul Partito Democratico che condivido parola per parola, il che è molto comodo perché mi risparmia di doverla riscrivere:
"L’ostetrico Fassino, liquidando una volta per tutte l’eredità comunista, lo ha definito “un partito che deve stare in sintonia con la società”. Ma il comunismo nacque come critica del modo di produzione capitalista: una critica di cui c’è oggi ancora bisogno, alla luce della nuova proletarizzazione (precariato) decisa ferocemente dal blocco industriale-politico-mediatico che governa il nostro Paese. (E il mondo.) Col partito democratico, sparisce la critica. Resta la gestione dell’esistente. Grazie a tutti. Avete fatto quel che potevate. [...]
Quella del partito democratico è una inevitabile stronzata. Inevitabile perché il blocco di potere industriale-politico-mediatico spinge in questa direzione ormai da anni dappertutto.
Stronzata perché manda in soffitta la lotta contro le disuguaglianze che è da sempre la vera artefice del progresso, nonchè l’eredità più nobile di una storia politica liquidata con una fretta commendevole.
Se non altro, si è fatta chiarezza. Da anni i DS si erano trasformati in un “partito di amministratori” (definizione di Fassino). E col placet dalemiano prima ai bombardamenti in Kosovo e poi alla guerra in Afghanistan era diventata prassi una realpolitik che di sinistra non aveva più nulla.
Chi sarà il capo del Partito Democratico? A questo punto potrà essere chiunque, incluso lo strangolatore di Boston.
"
Parole di quel fervido filosofo, quel raffinato analista politico noto ai più come Daniele Luttazzi.
(Avrei comunque preferito il Riomare.)

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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