Stanotte ho sognato Beograd. Entravo in un grande edificio, pieno di gente, forse una stazione. Marmo povero, vetro opaco. Mi sono reso conto di non ricordare più una parola di serbo, non che ne ricordi molte, neppure da sveglio. Mi sono reso conto di non avere con me né la carta d’identità, che avevo bruciato, né il passaporto, e chissà com’ero arrivato lì, come me ne sarei andato. Ho incontrato due amici, sorriso scrollando le spalle, proposto di andare a bere una birra.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.