8/3
2016

Adozione, istruzioni per l’uso [7]

Volevate un figlio, o dare la possibilità di crescere decentemente ad un bambino rimasto da solo. Avete seguito corsi, preparato documenti, discusso con assistenti sociali, giudici e decisamente più psicologi di quanti l’organismo umano possa sopportare. Avete ricevuto un decreto di idoneità sudatissimo, che vi aspettavate fosse almeno scritto a mano su una pergamena col sigillo in ceralacca ed invece è solo una fotocopia fatta male. Avete scelto oculatamente un ente autorizzato a gestire le adozioni internazionali e vi è stato assegnato un Paese, o siete stati assegnati ad un Paese, o quel che è. Bene, siamo arrivati al punto in cui le nostre strade si dividono.

Non che siate arrivati: posso mancare ancora mesi, o anni, prima di riunire tutta la famiglia sotto lo stesso tetto. Dipende dalle varie normative internazionali, dalla rapidità vostra e dell’ente e soprattutto dalla sorte. Ponete il caso che a procedura quasi ultimata cambi la legislazione nel Paese di origine del pinzio. Ponete che scoppi una guerra. Ponete che il Paese sospenda del tutto le adozioni, magari per ragioni politiche. Ponete che sia l’Italia a sospendere le relazioni con quel Paese, magari per ragioni politiche. Pensate a Congo, Ucraina, Russia, Thailandia, Nepal, per fare solo alcuni esempi dove questi accidenti si sono verificati davvero, bloccando o ritardando enormemente le possibilità di adozione internazionale, costringendo coppie in attesa a dover ricominciare le pratiche da capo con altri Paesi. O ad aspettare, con una foto in mano. Per questo devo fermarmi qui, ogni Paese è storia a sè ed ogni storia è diversa.

In ogni caso, per tutti il percorso prosegue più o meno così: dovete preparare un altro mucchio di documenti, superiore a qualsiasi mucchio di documenti abbiate preparato finora. Tutti questi documenti dovranno avere firma autenticata e dovranno essere legalizzati, che è una cosa che non sapete neanche cosa voglia dire fin che non dovete affrontare un’adozione internazionale. Infine dovranno essere tradotti ed inviati all’estero. L’ente che vi segue, se è un bravo ente, vi darà tutte le istruzioni del caso. Poi si tratta di aspettare ancora, per un tempo lunghissimo. Ad un certo punto vi chiameranno, e vi faranno leggere una scheda con la storia di vostro figlio. Un giorno magari vi racconto com’è andata a noi, ma non oggi.

Qualche volta le schede sono un sintetico raccontino horror scritto in burocratichese stretto. Qualche volta si dilungano sullo stato di salute, la personalità, la storia (quello che gli psicologi chiamano "il vissuto", perché sono psicologi). Potete fidarvi fino ad un certo punto, dipende dal Paese. Nella migliore delle ipotesi potrebbe capitarvi una foto. In ogni caso, è sempre troppo poco.

Infine, dovrete probabilmente salire su un aereo. Non ho mai sentito nessuno che abbia adottato in nave, ma non si sa mai. Il numero di viaggi ed il tempo di permanenza all’estero dipendono ancora una volta dal Paese, l’unica cosa importante è che per l’ultimo viaggio avrete bisogno di un biglietto di ritorno in più. E non sarete preparati, per quanti corsi e quanti colloqui e quanti viaggi e quanti stupidi blog avrete letto. Se vi può consolare, cambiare un pannolino è molto più semplice di quanto il luogo comune voglia far credere. E’ l’unica cosa facile, forse, ma di solito ne vale la pena.

Ora comincia il divertimento.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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