25/2
2016

Adozione, istruzioni per l’uso [4]

Leggevo giusto ieri da qualche parte che il PD ha già pronta una nuova bellissima legge sulle adozioni che renderà probabilmente obsoleta questa guida, e tanta è la mia fiducia negli impegni del PD che proseguo il lavoro sicuro che manterrà una parvenza di utilità ancora per i prossimi vent’anni. Sarebbe bello che no, eh. Sarebbe.

Gli incontri con i servizi sociali sono la parte del percorso adottivo che tutti temono di più, perché stranamente il momento dell’emissione dei bonifici viene relegato in uno stanzino ermetico del subconscio. In realtà, ovviamente, le esperienze sono molto diverse da caso a caso perché anche gli assistenti sociali sono esseri umani - a differenza di carabinieri e psicologi, che fanno selezione all’ingresso. Scopo di questi incontri è permettere ai servizi di scrivere una relazione su di voi, sulle motivazioni che vi spingono ad adottare un pinzio e sulle vostre capacità genitoriali; questa relazione verrà poi inviata al tribunale dei minori che la userà per valutare se concedervi o meno il famoso decreto di idoneità, ovvero l’unico documento legale che attesta il vostro diritto a diventare genitori. Un mucchio di cazzate, secondo la mia modesta opinione, ma un mucchio di cazzate che la legge rende necessario e può quindi rovinare la vita a voi e ad un pargolo da qualche parte nel mondo.

La maggior parte degli incontri si svolge in un ufficio dei servizi sociali, un posto ameno pieno di disegni di bambini e dolore a mezz’aria. Dovrete parlare con un’assistente sociale ed una psicologa, una alla volta o tutte e due insieme, e raccontare la storia della vostra vita, della vostra relazione, com’è nata in voi l’idea bizzarra di prendere un bambino usato e mille altri dettagli sulla vostra famiglia, il vostro rapporto con i bambini, il vostro lavoro, la vostra casa e la vostra igiene personale. Non è così terribile, ma dipende molto dalle persone che vi trovate davanti. Ho sentito casi di assistenti sociali più pignoli dei profiler dell’FBI, che davano i compiti da svolgere a casa, che imponevano pause di riflessione di mesi per mettere alla prova la vostra determinazione, che mettevano in discussione le vostre motivazioni e vi assicuro, trattandosi di argomenti e sentimenti spesso delicati, che è molto facile sentirsi giudicati o feriti gratuitamente. Nel nostro caso, per fortuna, abbiamo incontrato persone comprensive e civilissime che hanno fatto il loro lavoro senza mostrare un’evidente stimolo a metterci inutilmente i bastoni tra le ruote.

Il dubbio riguarda ovviamente cosa sia il caso o meno di raccontare durante i colloqui. Vi piace scolarvi una bottiglia di porto nella solitudine della vostra casa, dopo cena? O prima di cena? O a colazione? Avete la raccolta completa delle puntate di Non è la Rai in VHS e di quando in quando la riguardate? Vostro zio è stato arrestato un paio di volte per oltraggio al pudore? Avete conosciuto la vostra dolce metà in un locale per scambisti di Bangkok? Ad una fiera del fumetto? Ad una convention di fan di Star Trek? Vivete in una comune hippy con altre sei coppie ed il sabato sera la situazione coniugale si fa confusa?

Ecco, in questi e parecchi altri casi la tentazione di omettere qualche dettaglio potrebbe rivelarsi invitante. O sensata. Non che io voglia suggerirvi di mentire ma ricordate che la parola chiave è: basso profilo. Sono due parole chiave. Al di là delle opinioni personali e degli scrupoli professionali, nessun assistente sociale vuole finire nei casini per avere dato il via libera all’adozione ad una coppia di fan di Justin Bieber e lo so, lo so, che siete creature meravigliose ed avete tutto il diritto a rivendicare la vostra diversità e bisogna lottare per cambiare il sistema anzi sapete cosa vi dico? Fatelo. Andate ai colloqui con i servizi sociali vestiti da elfi metallari steampunk e raccontate senza pudore che i vostri genitori vi picchiavano con la cinghia e a voi piaceva, abbattete il sistema dall’interno. Poi finirete nei forum a lamentarvi che è tutta una mafia e a chiedere che diritto hanno le istituzioni di giudicarvi e piangerete amaro perché il vostro sogno di un piccolo elfetto metallaro steampunk non si può realizzare. Considerate che un fallimento adottivo significa una grana per il sistema oltre che una tragedia personale e famigliare, i servizi sociali nella migliore delle ipotesi sono lì per aiutarvi a capire meglio i vostri limiti e le vostre possibilità, ma sicuramente in un cassetto hanno anche loro una checklist veloce da compilare che comprende alcuni requisiti minimi stabiliti dall’establishment, una lista che specifica quanto meno "no serial killer", "no pedo" e "no Napalm Death". Non è poi così difficile mantenere la riservatezza, del resto, mica vi collegano al poligrafo. Il mio consiglio tuttavia è di rilassarvi, raccontare la verità entro i limiti della ragionevolezza ed approfittare dell’occasione per fare il punto sulla vostra storia.

Uno degli ultimi incontri si svolge di solito a casa vostra, i servizi vogliono verificare che abbiate abbastanza spazio per ospitare un altro essere umano e che non ci siano palesi tracce di sangue sulla stradina che porta al capanno degli attrezzi. Non è necessario che abbiate già una cameretta pronta per il pupo, sarebbe un po’ prematuro. Se sono persone scrupolose è probabile invece che vogliano visitare tutte le stanze, perciò non vale prendere tutto il casino e nasconderlo nel ripostiglio formando una pila gigantesca di robaccia di dubbia provenienza, rischiereste solo un momento imbarazzante. Com’è capitato a me, ovviamente.

All’ultimo incontro, dopo essersi presi tutto il tempo necessario, i servizi dovrebbero leggervi la relazione che hanno scritto su di voi e darvi la possibilità di discuterne. La relazione non ha ancora un valore legale, ma sarà appunto la base per il giudizio del tribunale, vi verrà richiesta da qualsiasi ente in caso di adozione internazionale e pure dalle autorità del Paese di provenienza di vostro figlio, perciò è utile che non sia troppo critica o restrittiva. Se dicono che vi vedrebbero bene come genitori di un bambino tra i 4 ed i 6 anni con i capelli ricci, labbra sporgenti e lentiggini nato sotto il segno del Capricorno, ad esempio, vale la pena parlarne e possibilmente convincerli ad allargare un po’ il tiro. D’altra parte, però, le raccomandazioni devono soddisfare i requisiti del tribunale dei minori di riferimento e quello veneto richiede ad esempio un’assurda indicazione dell’età del minore che sta causando diverse difficoltà alle coppie, per motivi che vedremo nelle prossime puntate. Ad un certo bel punto, comunque, la discussione si chiude ed i servizi stessi inviano la relazione al tribunale dei minori, mentre voi tornate a casa ed aspettate. C’è un sacco da aspettare, in questa vostra strada verso l’adozione.

[continua]

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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