6/12
2010

Che roba, Contessa

E finalmente anche il bunker si è deciso a fare sciopero. Abbiamo sopportato la crisi, abbiamo sopportato i tagli, abbiamo sopportato la ristrutturazione riorganizzazione razionalizzazione condivisione sinergica delle risorse con il resto del mondo del lavoro, ma quando ci hanno detto che per qualche assurdo motivo non avremmo più trovato carpaccio di delfino in mensa, abbiamo capito che non si poteva sopportare oltre. Saremmo persino saliti sul tetto della fabbrica, se il regolamento aziendale non lo vietasse.

THE DAY BEFORE
T.: E allora domani mi raccomando, portiamo gli striscioni, le bandiere, i tamburi. Canteremo Bandiera Rossa!
Il popolo bove: Sì! Giusto!
#: Aspetta... Com’è che quando le cose vanno male mi diventate in massa di sinistra? Sei mesi fa non eravate tutti leghisti?

Boss di Fine Livello: Questo lavoro mi servirebbe per domani mattina.
#: Te lo faccio oggi pomeriggio.
Boss di Fine Livello: Ottimo. Comunque domani mattina forse dovremo rivederlo.
#: Allora bisognerà che mi lanci un urlo dalla finestra, perché io sarò giù in strada.

Il problema, trattandosi del Far North East, è che qui la gente non le sa fare queste cose, non è abituata. Gli parli di sciopero e credono sia una cosa che si fa col fotosciop. Ho perso il co to di quanti, in questi giorni di lotta, mi hanno chiesto se bisognava prendersi ferie, se occorreva lo stesso timbrare il cartellino. Cumpà! Quelli vogliono togliere i diritti ai lavoratori, e voi non li avete neanche mai usati! Per forza poi votate Zazà!

THE STRIKE DAY
#: E insomma, tutti zitti? Nessuno conosce una canzone adatta all’occasione?
T.: "Chi non lavora non fa l’amore."

#: Dai, ci sarà qualcuno con esperienza di queste cose!
C.: Mi ricordo ancora l’ultimo sciopero che ho fatto. Era il ’79, e...

Finito lo sciopero e tornati noi tutti più sereni alla nostra catena di montaggio di mine antipanda, certi di non aver ottenuto un cazzo ma di aver quantomeno fatto mezza giornata di team building come i nostri capi, si passa ovviamente a contare chi c’era e chi non c’era, perché lo sciopero è un diritto ma rigare le macchine è un piacere.

THE DAY AFTER
S.: Di tutto il piano, è venuto in ufficio solo Pinco.
#: Ah, il figlio del padrone?
S.: Sì, dice che non crede nello sciopero.
#: E ti credo.
S.: Poi però alle due è sparito, come al solito, e nessuno l’ha più visto per il resto della giornata.
#: E che c’è di strano? Si vede che non crede neanche nel lavoro.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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