30/6
2010

Gioire delle piccole cose

Ormai parlare di politica in questo paese è diventato frustrante. L’ultima notizia è la condanna in secondo grado di Marcello Dell’Utri, braccio destro del nostro sinistro presidente del consiglio, per concorso esterno in associazione mafiosa. Pare, insomma, che almeno fino al ’92 Dell’Utri avesse stretti rapporti con alcuni tra i più importanti capi mafiosi e che frutto di questi rapporti sia stata anche l’assunzione di Vittorio Mangano, detto "l’eroe", quale stalliere nella villa di Arcore del nostro beneamato dittatore. Notizie che a dire il vero non stupiscono nessuno e che, cosa assai peggiore, non sono neanche più di tanto interessanti. Non interessano a Dell’Utri, che se la ride: in teoria dovrebbe finire in carcere per sette anni, e chiunque di noi sarebbe quantomeno preoccupato da una simile prospettiva, ma lui già sa che in qualche modo se la caverà. Non interessano al suo capo, che presumibilmente conosceva benissimo questi fatti, ma non per questo si priverà della complicità politica ed economica del suo grande amico. Non interessano ai suoi compagni di partito, per lo meno a quella parte del partito che ha fatto della fedeltà al premier un dogma e del malaffare un valore. Non interessano ai suoi elettori, per i quali la politica è uno spettacolo e le sentenze dei giudici una trascurabile interruzione pubblicitaria. Non interessano, d’altro canto, neppure ai partiti della cosiddetta opposizione, rassegnati ormai a predicare nel deserto delle idee e delle buone intenzioni, incapaci di praticare una qualsiasi azione politica coerente e soprattutto credibile. Non interessano a buona parte degli italiani, cinicamente indifferenti a quel che avviene entro le mura del palazzo, impigriti, sensibili solo ad emozioni di rapido consumo. Altro che riflusso, siamo ormai in piena stagnazione sociale, rinchiusi nei nostri socialcosi a disquisire di prima colazione e parlarci addosso, mentre ogni argomento che non sia legato al nostro narcisistico microcosmo viene trattato con sprezzante nichilismo. Hanno vinto i ladri e quelli che dicevano "tanto sono tutti ladri", le veline e i fatalisti e i guidatori di audi, i legaioli, gli antipolitici, i tronisti. Vien voglia di ritirarsi nelle catacombe, agitando rabbiosamente il pugno all’aria e promettendo vendetta. Vien voglia di chiudersi in casa a comporre elegie minimaliste sulla catastrofe imminente. Vien voglia, ma non ci porterebbe a niente, quindi è meglio uscire per le strade e le piazze deserte e gettare i nostri piccoli semi di rivolta, coltivare le nostre gentili piante del dissenso, andando oltre l’esasperazione, oltre la follia, prendendo forza da ogni piccola buona notizia.

Ieri, per esempio, Marcello Dell’Utri è stato condannato a sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Chi l’avrebbe mai detto.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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