Nota personale di papa Benedetto DCLXVI al Dalai Lama:
"Carissimo,
sono profondamente rattristato per i recenti avvenimenti che stanno rendendo così aspra la vita del popolo tibetano e dei tuoi fedeli. Certo, non ho ancora avuto modo di esprimere pubblicamente il Mio rammarico, ma tu sei uomo di mondo e certamente non stenterai a capire le profonde ed umanissime ragioni che Mi spingono a tanta riservatezza. Inutile farsi perseguitare in due, no? Ti assicuro comunque la Mia sottintesa ma costante vicinanza spirituale in questo greve momento.
Tuttavia, non posso evitare una certa amara considerazione sulla vostra conduttura morale. Stando a quanto ricordo dei Miei studi teologici - e, per inciso, non posso dire di ricordarne poco - Mi sembrava che il fine ultimo del buddismo fosse il superamento del desiderio, in quanto causa di ogni sofferenza esistenziale. Dubito tu te ne sia dimenticato. E allora perché vi ostinate a desiderare tanto una maggiore autonomia dalla Repubblica Popolare Cinese? Mi risulta che alcuni dei tuoi addirittura desiderino l’indipendenza del Tibet, e quasi tutti quei cari buddisti che vedo in televisione desiderano che i cinesi la smettano di sparare loro addosso. Lo vedi quanti futili desideri? Saranno senz’altro quelli a causare la vostra attuale sofferenza, non ne convieni?
Tsk. Tsk. Tsk. Un po’ di coerenza, ci vuole.
Se non vi piace, alla prossima reincarnazione sceglietevi una religione più semplice. ;-)
Ecumenicamente tuo,
Benny."
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.