15/2
2011

Il gelo sopra Stoccolma

Non so cos’abbiate fatto voi Sabato sera, io me ne vagavo per i vialetti ghiacciati dello Skogskyrkorgarden, l’immenso cimitero di Stoccolma, a cercare tra le fila di lapidi sepolte dalla neve la tomba di Greta Garbo, diva del cinema muto.

E’ andata così. C’è quest’amica serba di Amormio che per motivi suoi da qualche tempo abitava a Stock, ed ora che per altri motivi sempre suoi deve sloggiare ci ha invitato per qualche giorno in città, così da condividere con noi l’ebbrezza della vita nelle terre selvagge. Noi, pur consapevoli della latitudine ostile, non ci siamo fatti scappare l’occasione, abbiamo messo in valigia tutti i maglioni che la grettezza di Ryanair ci consentiva di portare e siamo partiti.

Il volo non è andato affatto male e l’atterraggio notturno sulla pista coperta di neve è stato spettacolare, soprattutto considerando che il pilota era uno stagista Ryan. Una volta sbarcati dall’aereo, nel piccolo aeroporto periferico di Salkåzza, la mia prima sensazione è stata

 

 

[F R E D D O]

 

 

di trovarmi in un luogo che presenta caratteristiche estremamente avverse alla presenza della specie umana, o almeno alla mia. La Swezia, mi sono reso conto in un istante, non è solo la gigantesca sconfinata distesa di mobili ikea e macchine volvo che immaginavo, ma una gigantesca sconfinata distesa di prati candidi ed alberi che con una caparbietà degna di ammirazione affondano le radici nella terra gelata attendendo pazientemente il proprio turno per essere trasformati in mobili ikea. Una gigantesca sconfinata distesa di nulla ghiacciato.

Appoggiate le valigie a casa dell’amica serba, che d’ora in poi per comodità chiameremo Zorkinica, siamo rimasti a chiacchierare e a raccontarci i fatti fino a notte fonda, guardando la neve cadere. In Swezia, prima scoperta, non usano le tende alla finestra ma appoggiano una lampada sul davanzale convinti che in questo modo non si riesca a vedere all’interno. Amici swedesi, vi sbagliate! Vedevo tutto! Non che ci fosse granché di interessante da guardare, peraltro.

Il giorno dopo, mentre il vento spazzava la neve dai tetti e la temperatura scendeva verso abissi mai visti, per prima cosa siamo andati a fare la spesa alla Coop. Seconda scoperta, anche in Swezia hanno la Coop. Terza scoperta, hanno delle verdure così tristi e striminzite che probabilmente sono quelle buttate via dalla Coop italiana. Tra zucchine e peperoni incellophanati uno per uno come reliquie e ciuffi di radicchio che sembrano scampati ad un incidente automobilistico, credo che le uniche verdure autoctone della Scandinavia siano le patate e le rape. In compenso, gli scaffali sono colmi di insaccati dall’aspetto improbabile, salse di ogni genere e cibi pronti, eppure - quarta scoperta -  non esistono swedesi grassi. Non so se li mangino o li caccino dal Paese o se dipenda dal metabolismo, ma non ho visto nessuno sovrappeso, nessuna rotolante palla di ciccia nordica vagare per le strade dopo essersi ingozzati di wurstel di renna. Quinta scoperta, vendono la carne di renna al supermercato. Sesta scoperta, usano veramente quelle macchine che tu ci metti dentro le bottiglie di plastica vuote o le lattine o il vetro ed in cambio ti danno i soldi. Soldi in cambio di rifiuti! Se ne installassero in Italia, la gente passerebbe le domeniche a ripulire i boschi e le spiagge! I tossici ti fermerebbero per strada a chiederti se per caso non hai un po’ di monnezza da regalargli! Ma invece no, noi siamo furbi, noi incentiviamo la differenziata con le promesse di un mondo migliore.

Verso sera, prendiamo finalmente la metro e andiamo a fare una passeggiate nella città vecchia. Sarà stata la neve, i lumini alle finestre, le insegne che penzolavano sui vicoli o il fatto che non ci fosse nessun altro ad arrischiarsi per le strade gelate, ma per quanto mi riguarda è stato amore a prima vista. Di giorno certamente fa un effetto diverso, sconta la presenza dei turisti e le botteghe aperte, ma quella notte pareva di essere entrati in una fiaba nordica, almeno fino a quando abbiamo dovuto infilarci nell’androne di un museo a scaldarci un poco. Sesta scoperta, in Swezia hanno le panchine di marmo con il sedile riscaldato, e chiunque abbia inventato questa cosa merita una sfilza di premi nobel. Per cena siamo andati in un ristorante italiano gestito da serbi, dove ho mangiato il miglior filetto al pepe verde con salsa misteriosa che io abbia mai mangiato in vita mia, nonché credo l’unico. Pare che Stoccolma sia piena di serbi, o forse è l’impressione che ho avuto io girando sempre con dei serbi.

Il giorno dopo, Sabato, abbiamo fatto molti altri passi per il centro cittadino, ci siamo fermati a mangiare un panino e poi come al solito abbiamo cominciato a girare con la metro ed i commuter per raggiungere gli angoli più sperduti della città, le periferie degradate. Settima scoperta, Stoccolma non ha periferie degradate. Anche nei quartieri dormitorio, i satellitari dove vivono molti immigrati e si fa fatica a trovare una farmacia o un giornalaio, ci sono parchi giochi e piste ciclabili ed interi boschi tra un condominio e l’altro. Se c’è una cosa che non manca in Swezia è lo spazio, e lo usano con prodigalità. Ottava scoperta, gli Stoccolmesi parlano tutti inglese e rispondono sempre quando chiedi un’informazione, anche se inizialmente sembrano un po’ restii. Nona scoperta, sono restii perché non sanno la risposta, non conosco un cazzo della loro città o della stazione della metro in cui lavorano, ma rispondono lo stesso per educazione. A caso. Ti dicono Sì, mi pare che da quelle parti ci sia un cambiavalute. E non c’è. Ti dicono Sicuramente se vai da quella parte lo trovi, e la risposta regina a tutte le domande: Sempre dritto. Un buon 75% delle domande che ho fatto ha ricevuto come risposta "Sempre dritto, non puoi sbagliare" e nel 100% dei casi sono andato sempre dritto e mi sono sbagliato, sono tornato indietro, ho chiesto indicazioni ad un’altra persona e mi ha ripetuto la stessa cosa ed io ci sono cascato di nuovo, rischiando più volte di salire su un treno per Oslo. 

Il nostro peregrinare, come dicevo, ci ha portato infine a Skogskyrkorgarden, uno dei pochi posti dove se proprio dovessi morire vorrei essere sepolto. Grandi spazi, alberi, neve, semplici lapidi senza tante croci o frizzi e lazzi ed un’atmosfera più riflessiva che lugubre. E poi c’è Greta Garbo. Io con la Garbo ho un rapporto speciale, perché è una delle poche grandi dive del cinema di cui non ho visto neanche un film. In compenso ho visto la sua tomba, una semplice lapide di marmo con incisa la firma, senza date o foto, e due rose rosse che qualcuno aveva portato.

La mattina dopo la sveglia ci ha strappato dal sonno alle cinque e mezzo, abbiamo fatto una frugale colazione e ci siamo poi precipitati a prendere l’autobus per l’aeroporto. Anche in questa occasione l’abitudine swedese di dare indicazioni a caso non ci ha aiutato, e sicuramente avremmo perso autobus e aereo e tutto e saremmo stati costretti a vagare per sempre per quelle lande artiche se non ci fossimo imbattuti in un tassista serbo da cui la cara Zorkinica è riuscita ad ottenere delle informazioni precise ed affidabili. Decima scoperta: Stoccolma ha sempre un serbo in serbo nel momento del bisogno.

 

Note a margine sparse: la temperatura non è mai salita sopra i -4 neanche durante le ore più calde della giornata, che comunque non esistono. Gli swedesi hanno sei possibili tonalità di capelli: immigrato, castano, biondo, molto biondo, estremamente biondo, regina delle nevi. Se ti piace il modello Galadriel, in Swezia troverai sicuramente la ragazza dei tuoi sogni. Lì si possono ancora usare le gomme chiodate. Hanno l’abitudine di masticare tabacco. Hanno un sacco di bagni pubblici. Nei supermercati non si possono comprare alcolici di gradazione superiore al 3,5%. Credono che il pesto alla genovese sia una salsa da usare come condimento.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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