6/9
2017

Le cose ritrovate e poi perse

Quand’è stata l’ultima volta che hai guardato il cielo?
Sarà l’età che avanza, l’accumularsi di noiosi compromessi e notti insonni, ma ogni alba sembra volerci levare un pezzo - di identità, di storia, di futuro. Bugie che diventano opinioni, opinioni che diventano scienza, scienza che diventa marketing in un ripugnante caleidoscopio di interesse, ignoranza e meschinità. Musica, film, libri, copie digitali destinate a scomparire al capriccio di un sottosegretario all’obsolescenza programmata. Ricordi, notti trascorse ad inseguire nella memoria il suono della tua voce. Una sete inestinguibile, una fame insaziabile. Rabbia urlata tra gif di cagnolini e foto del mare, minacce di morte, auguri di stupro, la totale incapacità di dare un senso ed un peso alle parole prima ancora che di provare compassione, umanità. Uno Stato che getta la sua maschera di civiltà per mostrare il funebre volto del potere, la mano che sola regge il monopolio della violenza. Una civiltà che poi si dimostra per quello che è, aggregazione atomica di consumatori alienati, pronti a tornare allo stato brado, animali feroci, fedeli adoratori del signore delle mosche. Una civiltà che si regge sulla stanchezza di un popolo ormai intorpidito dai sedativi, pronto a reagire a comando come un cane alla catena contro il bersaglio indicato dal padrone, una sovrastruttura in gesso finemente decorata ma ormai fragile, consumata dall’incuria e dalle intemperie.
Al netto di ogni ipocrisia, forse occorre ammettere di avere anche sbagliato. A smettere di credere. A smettere di drogarsi. A smettere di stare male. A lavarsi la faccia la mattina, cercare un governante migliore, un telefono più intelligente, un’energia più pulita. Cambiamo solo il nome a problemi irrisolvibili. La felicità non si può comprare, si possono comprare solo piccole dosi di narcotico per dimenticare quanto siamo infelici. La felicità si può conquistare solo abbattendo il sistema di produzione capitalista, costruendo una società giusta e dando vita ad un’umanità nuova. Magari con una partita a briscola ed un bicchiere di quando in quando. Del resto, siamo soli. Non abbiamo un’ideologia, abbiamo distrutto la fiducia nei nostri simili, disintegrato ogni rete sociale, ogni forma di aggregazione non votata al consumo, non controllata dalle multinazionali dell’amicizia. Queste le magnifiche sorti e progressive. Siamo soli, di fronte ai dardi dell’oltraggiosa fortuna, a quattrocento miliardi di stelle e svariati buchi neri.
Quand’è stata l’ultima volta che hai guardato il cielo?
Guardalo. È immenso, sconfinato e straordinario, persino nella provincia depressa di un continente moribondo.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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