21/3
2011

Lo scatolone di rabbia

Mi sento un po’ in imbarazzo, in questi giorni, per via di questa faccenda della guerra in Libia. Guerra, poi. Missione umanitaria, peacekeeping, chiamatela con l’eufemismo che preferite. Il ministro degli etseri Frattini oggi ha dichiarato "no alla guerra", quindi questa non è una guerra, ma d’altra parte mi sembra che subito dopo abbia anche dichiarato la propria contrarietà al latte versato ed ai buoi fuori dalla stalla, quindi non so che pensare. Il fatto è che a me Gheddafi sta sulle balle, ma non da adesso, da prima, da prima ancora, fin da quando sono piccolissimo mi è sempre stato sulle balline Gheddafi, ricordo di quando ci tirava i missili e faceva svolazzare i mig sopra la Sila, però allo stesso tempo sono anche contrario a ricambiare il favore riempendo lui ed i suoi concittadini di missilate sulla testa. Sono un bel paraculo, vero? Già, me ne rendo conto. Molto meno di quanti per decenni hanno chiuso gli occhi sulle porcate del dittatore libico, o peggio ancora hanno chiuso gli occhi e finanziato, o peggio ancora hanno chiuso gli occhi, finanziato, baciato le mani ed ora gonfiano il petto dichiarandosi pronti a riportare la democrazia nel mondo, democrazia che per loro evidentemente significava campi di concentramento nel deserto e torture e culto del capo e dittatura. Questi falsi tirannicidi con la coscienza e le mani sporche si muovono troppo tardi, con i mezzi sbagliati e solo per il proprio interesse, ma vogliono essere venerati come eroi. Io sono contro Gheddafi, contro la dittatura ed anche contro di loro, che fino a poche settimane fa erano amici di Gheddafi ed ora lo vorrebbero rimpinzare di bomboloni all’uranio impoverito. Non sono neanche un pacifista a prescindere. Capisco che a qualcuno fare la guerra possa piacere: serberò a lungo il ricordo del nostro ministro della guerra La Russa, che evidentemente sognava questo momento fin da quando era ragazzino, che annunciava l’intervento militare con il volto emozionato e turgido, mentre con maschia fierezza eiaculava orgoglio da tutti i pori, tanto che mi è venuto da temere pure per la sorte di Istria e Dalmazia. Capisco che per alcuni altri, magari anche in buona fede, questo sia il mezzo più pratico ed efficace per togliere di mezzo il cattivo della situazione. Altre volte ci ho creduto anch’io, e la storia successiva ha sempre dimostrato che avevo torto, che mi ero lasciato prendere in giro. Non porteranno la pace neanche stavolta, le nostre bombe umanitarie, le nostre bombe intelligenti che selezionano i propri obbiettivi con accuratezza e precisione: accuratamente e precisamente dove servono gli interessi economici e politici di chi le sgancia. E ancora una volta l’ONU e le sue risoluzioni tardive ed ambigue vengono usate come scusa per imporre le scelte di una manciata di Stati, oggi in modo ancora più grave perché avviene in contrasto con il parere di altri Stati che tanto irrilevanti non sono, come la Russia, la Cina, il Brasile e persino la Germania. Ma tant’è, si va avanti, ad ogni costo: non ad aiutare la Libia, o i libici, ma a conquistarla. O a riconquistarla, nel nostro caso.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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