Il nostro stimatissimo Presidente "Crapa pelada la fa i turtei" ed altri noti esponenti del lodo Alfano hanno recentemente preteso di ricordare come la Liberazione sia una festa di tutti gli italiani. Purtroppo, e non per la prima volta, si sbagliano: oggi come sessantaquattro anni fa ci sono fascisti ed antifascisti, e la Liberazione non è la festa dei fascisti. Uno dei pochi giorni, di questi tempi, in cui non è la festa dei fascisti.
Non dico che la Liberazione sia un monopolio esclusivo della sinistra, antifascisti sono stati e sono anche alcuni cattolici, liberali, conservatori che con la sinistra non hanno nulla a che spartire. Ma di certo antifascisti non sono alcuni esponenti di spicco di questa maggioranza di governo, dalla Mussolini a Borghezio, da La Ruspa a Gasparri, da Alemanno a Gentilin, e di certo antifascista non è quel figlio illegittimo di Licio Gelli che li manovra tutti, ed antifascisti non sono quelli che approvano le parole e l’operato di questi signori. Non è che il Berlusconismo sia esattamente uguale al fascismo, ma di certo tra i suoi sostenitori i fascisti non mancano. La Liberazione non è roba loro, non è una di quelle feste folkloristiche tanto amate dai cioccolatai e dai fabbricanti di panettoni che in fondo in fondo possono andare bene a tutti, non è una generica celebrazione di buoni sentimenti: è il ricordo di un avvenimento ben preciso avvenuto non troppo tempo fa, la liberazione dell’Italia dai fasciobastardi che per vent’anni avevano governato il paese con metodi dittatoriali e dai nazisti che con la loro complicità avevano invaso il paese. Non è la festa di chi ritiene che i repubblichini ed i partigiani avessero pari dignità, di chi ripete che comunismo e fascismo in Italia hanno fatto gli stessi danni, di chi fino a pochi anni fa parlava di abolire la festa della Liberazione, di chi reputa mussolini un grande statista, condivide le sue idee ed i suoi metodi e li ripropone con un nome nuovo. Per questi, il 25 Aprile è il ricordo della sconfitta, e non hanno niente da festeggiare o da celebrare. Disertino pure ogni cerimonia di commemorazione, come hanno sempre fatto finora, ed evitino di schizzare retorica ipocrita sulle tombe dei loro nemici, se ne stiano a casa o nei loro covi segreti a crogiolarsi nel rancore, nel desiderio di vendetta e nei loro piani di distruzione della democrazia. Nel caso improbabile cogliessero l’occasione e trovassero il tempo per vergognarsi almeno un pochettino, mi mandino la foto, gradirei.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.