22/5
2009

So why so sad? Vol. 2

Secondo le informazioni più recenti in mio possesso*, il Triste Borgo Natio è stato fondato svariate migliaia di anni fa da un guerriero celto di passaggio, il quale dopo aver rapito uno sfarfuglione di gatti dai paesi limitrofi decise di fermarsi da queste parti ed aprire una rosticceria. Già allora i celti erano circondati da un alone di mistero, e molti si permettevano di mettere in dubbio le sue origini chiedendogli se fosse sicuro di essere celto, domanda alla quale egli inevitabilmente rispondeva: "Celto! Cos’altlo potlei essele?!" e riprendeva a servire loro della deliziosa anatra all’arancia per pochi spiccioli. Secondo alcuni storici di area ciellina pare che questo guerriero dalla raffinate doti culinarie si chiamasse Ziu Khan, ma nella tradizione popolare il suo nome è spesso evocato nella più comune trascrizione "Djiou Khan".

In seguito alla chiusura della rosticceria da parte di una centuria romana più o meno nello 0 A.C., la storia del Triste Borgo si avvolge nel mistero per quasi duemila anni. Si sa che nel corso dei secoli qualcuno deve avervi costruito un castello, perché su una delle colline ne rimangono le rovine**, ma non si sa chi l’abbia costruito, quando, perché, e chi l’abbia abbattuto, quando e perché, e dove siano finite le macerie rimanenti. Il castello del Triste Borgo, insomma, è un po’ come la statua egizia di Lost, e con questo non voglio dire che dentro ci abiti un tizio che tesse in solitudine le proprie misteriose trame, o che all’ombra della statua egizia abbiano aperto un chiosco estivo per le birre, ma semplicemente che la potenza suggestiva di certe metafore è tale che io proprio non so resistervi, se mi seguite.

All’alba del diciannovesimo secolo, quando il resto del mondo indossava ancora le pecore vive***, arrivò nel Triste Borgo Natio un personaggio misterioso proveniente da luoghi sconosciuti, forse al di fuori del nostro pianeta. Questa creatura, che per meglio mimetizzarsi con la popolazione locale assunse il nome di Alessandro Rossi, mise le proprie avanzatissime conoscenze nel campo dell’industria tessile ed il suo grande cuore generoso al servizio della comunità, insegnando ai villici locali a sfilare la lana dalle pecore, arrotolarla in fusi, filarla, tesserla e trasformarla in maglioni, il tutto senza danneggiare assolutamente la pecora. Questo prodigio permise al Borgo di compiere uno spettacolare balzo in avanti nel settore industriale e di attirare entro i propri confini alcune delle migliori menti del pianeta, almeno secondo lo standard ovino. Mentre il buono e saggio Alessandro Rossi continuava nella sua opera di civilizzazione, costruendo una ad una tutte le case del Borgo a mani nude, inventando la ruota e l’alfabeto e scoprendo il Brasile dove gli operai che scioperavano nelle sue fabbriche potevano allegramente emigrare, il Borgo diventava esempio per molte altre città in Italia ed all’Estero: è in quel periodo, per esempio, che Manchester inizia a fregiarsi del nomignolo di "Sad Native Suburbia of England". In un momento imprecisato tra il diciannovesimo ed il ventesimo secolo, tuttavia, il prode Alessandro Rossi scomparve e di lui non si seppe più nulla. Secondo alcuni, la sua astronave è venuta a prenderlo per riportarlo sul suo pianeta natio, dove i telai non si fermano mai e gli asili sono ignifughi; secondo altri, invece, egli si è trasformato in una statua di bronzo e continua a vegliare su di noi dall’alto del piedistallo dove l’hanno posto, pronto a riprendere vita quando il Borgo avrà ancora bisogno di lui. Secondo gli storici è morto. Secondo me di sifilide, contratta da uno scoiattolo.

Negli ultimi, diciamo, cento anni il Triste Borgo Natio ha continuato ottusamente la propria operosa esistenza, crescendo fino ad inglobare i paeselli vicini e la voglia di vivere dei suoi abitanti. L’elevatissimo numero di fabbriche diede inizialmente una forte connotazione operaia al Borgo, come ebbero modo di notare con grande disdoro i fascisti che si trovarono a passeggiare da quelle parti tra l’8 settembre del ’43 e l’aprile (o il luglio) del ’45. Molti lavoratori, infatti, non ritennero la bonifica delle paludi pontine un risultato soddisfacente per vent’anni di dittatura, svariate guerre coloniali ed una guerra mondiale e decisero di ritirarsi sulle montagne circostanti a tirare schioppettate alle camicie nere ed ai loro amici tedeschi. Tante gliene ne tirarono che fino a pochi anni fa i fasciobastardi si facevano ben scrupolo prima di mettere il naso fuori di casa, anche se questa condizione è purtroppo venuta recentemente a mancare, costringendo il Borgo già Triste ad assistere per qualche anno alla sfilata di vecchi repubblichini e giovani teste di cazzo venuti a commemorare tutte le botte che si sono pigliati.

In seguito, il Borgo ha continuato ad aumentare il numero di capannoni industriali pro capite ed è stato pressoché costantemente governato da un’amministrazione democrista, presieduta da un cyborg coi baffi o, recentemente, dal suo fido scudiero. E’ stato più o meno in questo periodo che il Borgo Natio si è guadagnato l’aggettivo "Triste". Ma come se questo non bastasse, il degrado è tale che ora il Borgo rischia di cadere nelle mani di un leghista di provenienza ignota e dei suoi famelici sgherri, tra i quali non manca quello stesso meschino che ogni anno ci ammorba passeggiando con le sue scimmiette naziste. Se questo dovesse succedere, quello che era nato come un pacifico circolo di capanne attorno ad un take-away celtico finirà per diventare l’ennesimo avamposto delle forze del Male in questa regione, i diritti umani verranno aboliti ed i taralli saranno confinati nel reparto "cibi etnici" del supermercato.

L’insegnamento che possiamo trarre da questa storia è che al peggio non c’è mai fine, conviene fare scorta di taralli e possa il grande Djiou Khan proteggerci, giacché lo invocheremo sempre più spesso. Inoltre, le pecore sono animali molto versatili.





* che sono queste, e le sto inventando in questo momento.
** e vabbè, "rovine"... è una licenza poetica. E’ una chiesa, e la chiesa non è sempre una rovina?
*** ad eccezione che ad Istanbul, per ovvi motivi.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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