Tony Jaa. Imprescindibile. Parla di un ragazzo thailandese che ha" />

28/11
2008

The elephant-loving man

Ieri sera ho visto con grande ritardo il film "The protector", con Tony Jaa. Imprescindibile. Parla di un ragazzo thailandese che ha una storia d’amore con un elefante, e dopo che questi scappa con una banda di ristoratori cinesi non esiterà ad andare fino in Australia per ritrovarlo. E poi loro si lamentano del turismo sessuale. Una volta in Australia, il ragazzo darà un contributo fondamentale allo sviluppo della scienza ortopedica, grazie alle centinaia di nuovi pazienti mandati in reparto a causa della sua spiacevole abitudine di concludere tutte le conversazioni con una frattura multipla. In suo aiuto viene un poliziotto buono accusato di corruzione, ostacolato però da un poliziotto corrotto accusato di bontà. Nonostante ci sia dietro la solita storia di mafia cinese, traffico di droga ed amenità varie, i cinesi vorrebbero fondamentalmente mangiarsi l’elefante, che comunque risulta essere la cosa più sana sul menu del loro ristorante. Avete presente quei ristorante cinesi che sembrano tutti carini, economici e folkloristici e poi ti servono il gatto spacciandolo per anatra all’arancia? Ecco, un qualsiasi ristorante cinese. Mentre il cuoco sta preparando la sfoglia per l’involtino primavera più grande del mondo, però, il tizio ne approfitta per sfrangare a calci, pugni e testate il mobilio, il personale e gli avventori del locale, recuperare l’elefante e nasconderlo nel bagagliaio di una cinquecento. Si presentano poi nell’ordine a farsi riempire di botte il solito ballerino di capoeira impazzito, uno sciabolatore wushu ed un gigantesco wrestler; con quest’ultimo il ragazzo incontra a dire il vero qualche difficoltà, ed è costretto a battere in ritirata. Si reca allora nella base principale dei cattivi, scopre che il padre del suo elefante (della cui autorizzazione aveva bisogno per le nozze) è stato trasformato in un costoso ed ingombrante soprammobile, e si incazza sul serio. Neanche vi dico cosa succede dopo.

C’è da dire che in tutta la sua avventura è fortemente avvantaggiato dal codice etico della mafia cinese che vieta l’uso delle armi da fuoco, altrimenti il film durava cinque minuti e bella finita la festa.

(Lo so che in questo periodo la Thailandia è un argomento un po’ delicato, ma almeno non ho visto un film indiano.)

P.S.: Kham. Il tizio thailandese che fa tutto ’sto casino si chiama Kham.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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