5/4
2011

Un tizio che uno di questi giorni gli succederà una cosa e non saprà neanche perché.

Ultimamente c’è ’sto tizio, quando passo per tornare al lavoro al pomeriggio, che se ne sta su una panchina a leggere. Io me ne passo in macchina all’una e quarantacinque, per esempio, ma possono essere anche l’una e quarantaquattro o l’una e quarantasei, ho una certa flessibilità d’orario, e lui se ne sta lì, sotto gli alberi che costeggiano il torrente, su una panchina di legno non ancora deturpata dai vandali, a leggere un libro. Neanche tutti i giorni, solo quando c’è il sole o è bel tempo. Io passo di lì anche quando fa brutto, sia chiaro, vado a lavorare anche quando il cielo è coperto, quando c’è vento e persino quando piove, ma lui no, lui probabilmente in quei giorni all’una e quarantacinque (circa) se ne sta a leggere in salotto, o persino a letto, mentre quando fa bello io passo e lui se ne sta su quella panchina o nei paraggi, oggi per esempio passeggiava lungo la pista ciclabile con la testa china sul libro, forse per sgranchirsi le gambe, forse perché c’era troppo sole, io passavo in auto e lui camminava leggendo ed io pensavo, ma guarda un po’ questo figlio di puttana che cammina leggendo, di solito legge spaparanzato sulla panchina in maniche di camicia con un braccio dietro lo schienale come se non avesse nessun pensiero al mondo, a gustarsi questo piacevole sole primaverile ed il fruscio delle foglie e tutto questo genere di cose, ma possibile che non abbia nient’altro da fare, a quest’ora del giorno poi, non ha un lavoro, non ha una famiglia, dev’essere una specie di scoppiato, uno di quelli che perdono il lavoro e vanno in depressione e si mettono a leggere i libri sulle panchine mentre la gente normale (io) va a lavorare e poi tornano a casa (loro) ed uccidono la famiglia (che comunque non hanno) e poi se la mangiano, e chissà che libro sta leggendo ’sto figlio di Androchia, guarda come se lo gusta, chiaramente indossa occhiali da sole perché altrimenti il riflesso del sole sulla pagina candida gli ferirebbe gli occhi, ma si capisce dalla piega della bocca e dalla postura rilassata che ci sta proprio cavando gusto, il maledetto, questo pensavo casualmente oggi come ogni giorno mentre gli passavo accanto in macchina per andare a farmi altre quattro o cinque ore di lavoro mal salariato, in quei due virgola otto (virgola sette, virgola nove) secondi che scorrono tra quando lo avvisto sulla sua panchina e quando me lo lascio alle spalle, il parassita, e comunque chi se ne frega, sono sicuro che lui il suo libro la sua panchina il suo viale alberato il suo torrente i suoi occhiali da sole ed il suo sole sono tutti e ribadisco tutti completamente acerbi.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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