Un prato sconfinato coperto di neve. Il cielo grigio si confonde con la linea dell’orizzonte. Nessuno in vista, nessuno mi vede. I suoni sono ovattati, non sento nessuna voce, nessuno mi sente.
Qualche anno fa, mi preoccupavo di chi potesse leggere queste righe, di cosa avrebbe pensato. Volevo essere amato attraverso le parole. Ora non c’è più nessuna competizione, nessun contatore, nessuna notifica. Sono scomparso, risucchiato nel gorgo di miliardi di voci, reti sociali che sono solo reti prive ormai di qualunque connessione sociale. Ci ho provato per un po’, ci ho giocato, ma il tempo mi sfugge. Di tanti che mi corrispondevano, ho perso il numero di telefono ed hanno chiuso l’account. Sono rimasto solo su questa piana ghiacciata, eppure
questa solitudine
questo candore amorale ed insensato
mi conviene. Finalmente posso parlare senza aspettarmi nulla in cambio. Lasciare uscire queste voci dalla testa, insultare il papa ed il governo, contraddirmi, bestemmiare, pregare, come un santo eremita dall’alto di una colonna. Inerme, insignificante, ipocrita. Senza scopo. Senza rete.
(ma ho una rete di ricambio per la mia faccia pubblica, lo sappiamo)
Al di fuori di questo spazio, si scrivono migliaia di libri che nessuno leggerà, si dipingono le volte delle chiese, si urla, ma sempre più piano. Si bombarda, si stermina, si brucia. L’Europa diventa il servo sciocco e crudele di un padrone che alza la voce per nascondere la propria senile fragilità, la civiltà occidentale crolla distrutta da chi denuncia il crollo della civiltà occidentale, mentre leoni, lonze e lupe si aggirano con sguardo famelico tra le macerie. Mancavano solo, in questo circo, i tecnocrati fascisti ed i cultori dell’impero romano, i profeti dell’asteroide ed i luddisti da duecentomila like. Eppure, mi ripeto all’apice dell’audacia intellettuale, verrà un giorno... Mi mancano solo il saio ed un paio di sandali.
Di giorno corro, parlo, mi affanno e mi agito come un topo in un labirinto. Di notte mi sveglio, la mente sgombra, e cerco nel silenzio una via d’uscita. Preparo grandi piani e lunghi discorsi che si sciolgono all’alba come i sogni e la brina. L’insonnia mi sta uccidendo. L’insonnia mi tiene in vita. Come mi mancava battere a caso sui tasti, distratto solo dal richiamo stridulo di una gattina ancora innocua, che non ama le carezze.
Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.