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2/2
2009

Al cinema con KarmaChimico: Valzer con Bashir

Valzer con BashirSabato sera, contravvenendo ai miei propositi di restarmene chiuso in casa fino allo sbocciare della primavera, sono andato assieme all’amico Nello nell’unico cinema decente rimasto in città, a guardare quel gran bel pezzo di figliolo di Valzer con Bashir. Dato che voi probabilmente abitate in posti decenti, non sarebbe neanche necessario che vi racconti la trama, che l’avete già visto due settimane fa, ma dato che io non mi attengo al necessario, che godo del superfluo, ve la sgnacco lo stesso di seguito.
C’è ’sto regista israeliano, Ari Folman, che improvvisamente si rende conto di non ricordare niente della guerra in Libano a cui aveva partecipato da waglione vent’anni prima ed in particolare niente di niente del massacro dei campi di Sabra e Shatila, e allora, avendo molto tempo libero ed una quantità non indifferente di pilla, decide di andare a scassare le balle a tutti i suoi amici e commilitoni per ricostruire la vicenda e far riemergere il rimosso personale e collettivo di quei giorni. Dai frammenti di ricordo che riesce a mettere insieme, par di capire che dev’essere stata una guerra di merda, e tutti si sentono in colpa, e giù ad ingollare madeleine ognuna più avvelenata della precedente, tanto che alla fine ci si rimane quasi male a scoprire che il protagonista non è andato di persona a sgozzare le vecchie e i bambini.
Il problema principale di questo film è che lo spacciano per documentario. Beh, come documentario fa schifino, non spiega niente, non contestualizza, cela o lascia sottintese molte delle responsabilità in modo che ciascuno possa vederci quello che gli pare, ed è pure un tantino autoassolutorio nel finale. Da un punto di vista documentaristico o informativo, Valzer con Bashir è così vago che poteva essere ambientato su Marte. Se questo film doveva avere un senso, del tipo "guardate che bravi gli israeliani che fanno i conti col proprio passato", allora è un film inutile ed ipocrita. Tra l’altro, ha scosso così tanto le coscienze israeliane che hanno subito voluto farne un remake dal vivo, a Gaza.
Se invece tralascio queste supposte finalità pedagogiche e penso al film in quanto tale, cioé dal suo punto di vista artistico, se vogliamo, o estetico, secondo me è un gran bel pezzo di film, che cede sul finale. Sbruffoneggio: un Apocalypse Now israeliano, fatte le dovute proporzioni. Una storia contemporaneamente personale e corale, con un animazione ed un uso della musica spesso ai livelli del migliore cinema d’animazione giapponese, uno stile introspettivo, a volte onirico, che nel bene e nel male non osa mai troppo e riesce ad evitare le trappole del "film pissicologico". La riflessione sulla memoria ed il viaggio alla ricerca di un’impossibile riconciliazione o espiazione individuale non sono banali e non possono essere neanche risolutivi, per cui alla fine anche il finale inconcludente ci può stare; che il ricordo non sia onesto, in fondo, era stato detto fin dal principio: la nostra coscienza non riesce a spingersi troppo in là, nei territori dolorosi della memoria. Un film, insomma, che se doveva convincermi non mi ha convinto, ma mi è piaciuto tantissimo almeno fino a un quarto d’ora dalla fine, e sarebbe potuto essere un capolavoro se si fosse risparmiato giusto qualche furbata.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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