11/2
2009

Frondosità molesta

Come un vetro infrantoC’era una volta una betulla alta, grande, frondosa. Abitava in una lunga strada dritta, in cui si susseguivano tante casette tutte uguali che un vecchio industriale con la barba aveva fatto costruire per i suoi operai, davanti ad ogni casetta pochi metri quadri di spazio per piantarci qualcosa, e lei era l’unica betulla tra tante palme, cespugli ed automobili. Alta, grande e frondosa. Molto frondosa.
C’era una volta un tizio, che per tre anni ogni volta che doveva spiegare dove abitava con la sua amata, in quella lunga strada dritta in cui si susseguivano tante casette tutte uguali, diceva: dove c’è la betulla. E quando tornava a casa dal luogo di quotidiano sfruttamento lavorativo, la betulla chinava i rami e gli accarezzava la testa. Perché era frondosa. Molto frondosa.
E c’erano una volta tanti vicini, che abitavano nelle altre casette tutte uguali di quella lunga strada dritta, che d’estate amavano sostare sotto l’ombra della grande betulla, ma nel resto dell’anno svangano le balle in continuazione perché la betulla si protendeva minacciosa sopra il loro giardino o premeva contro le loro finestre, d’autunno perdeva con loro grande stupore le foglie ed in primavera piangeva polline. Dicevano che non era a norma, che ci volevano le guardie. Loro avevano ricoperto i propri cortili e cuori di cemento, e ci avevano parcheggiato automobili.
E fu così che la betulla che c’era una volta ora non c’è più, abbattuta prima che i gendarmi venissero a prenderla, condannata per frondosità molesta, per la sua naturale smisurata ambizione a raggiungere il cielo, dalla depressione padagna che avanza anche in quella lunga strada dritta, tra le casette tutte uguali.
Inesorabile. O forse no.
Al suo posto oggi vive un ulivo, che crescerà sfacciato a conquistare lo stesso cielo.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




10/2
2009

Come diceva quel francese di cui non ricordo il nome

A quelli che per qualche settimana si sono prodigati a consacrarsi crociati, difensori della vita, hanno dispensato consigli e scagliato anatemi, maledetto ed ingiuriato, smaniosi di tenere una donna tra la vita e la morte ed allo stesso tempo, o prima, o poi, approvavano con fervore i bombardamenti su Belgrado, applaudivano alla guerra in Iraq, tagliavano i fondi per lo sviluppo del terzo mondo, firmavano le leggi razziali, giustificavano le infamità fasciste e repubblichine, a quelli che invocavano l’affondamento al largo dei barconi dei migranti, caldeggiavano la pena di morte per i delinquenti, mandavano i poliziotti a massacrare gli studenti e i dimostranti, a quelli che "bisognerìa coparli TUTI" e a tutti gli altri che giorno dopo giorno cercano di farci fuori senza rimorso né rispetto, avvelenandoci l’aria ed il cibo, il lavoro ed il riposo, il corpo e la mente, il passato ed il futuro, dedico una citazione di quel tale di cui si dichiarano discepoli: guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che rassomigliate a sepolcri imbiancati: essi all’esterno son belli a vedersi, ma dentro sono pieni di ossa di morti e di ogni putridume. Così anche voi apparite giusti all’esterno davanti agli uomini, ma dentro siete pieni d’ipocrisia e d’iniquità.
O anche, più in breve: siete delle belle merde.




9/2
2009

Per un’arte marziale al servizio del popolo

Una cosa del genereSecondo un sondaggio che mi sono appena inventato, ma non per questo meno realistico di quelli che leggete di solito, le persone di sinistra sono mediamente più belle ed intelligenti di quelle di destra. Questo risultato non vi sorprende, immagino. E’ emerso tuttavia un altro dato scioccante: quelli di sinistra sono mediamente sottorapresentati in quegli sport in cui l’obbiettivo è menare le mani, i piedi o altre parti del corpo. Sono giunto a questa conclusione ieri, dopo essermi recato con Amormio in un triste paesuncolo da stereotipo veneto (capannoni, villette, nebbia) ad assistere ad uno dei tanti campionati di arti marziali. Finite le gare di kung fu, wu shu ed altre manifestazioni di agilità colorate, potenzialmente distruttive ma sostanzialmente non assassine, ci siamo fermati un’oretta a guardare la gente che si menava a suon di kickboxing, mk1, muay thai ed altre sofisticate tecniche per farsi male, e mi è balzato agli occhi come gli atleti di queste specialità sembrassero per la maggior parte dei naziskin in libera uscita. A dire il vero, non che io sia andato a condurre un’inchiesta sulle loro opinioni politiche, ma l’aria era quella: capello rasato, sguardo truce, pantaloni militari infilati negli scarponi neri, t-shirt nere, tatuaggi con la faccia di ratzinger da giovane. Non il genere di persone che passa il sabato sera ad accarezzare coniglietti o a discernere di cinema indie. E insomma, mi son chiesto cosa potrebbe fare un compagno se se li trovasse davanti ad una manifestazione, per dire, o mentre sta disquisendo di cucina biologica con degli amici in una stradina buia di periferia, chisti che già sono grossi e cattivi ed in più ti sanno anche infilare il gomito in posti che non sapevi neanche di avere. E perché tutti quelli che si impratichiscono in questo genere di arti marziali debbano per forza avere una faccia del genere, da buttafuori di lap-dance o ultrà dell’hellas. Giustamente a quelli di sinistra la guerra e le armi e la violenza ripugnano, ma lasciare a questi ceffi il monopolio della competenza marziale non mi sembra una decisione particolarmente saggia: a che ti serve essere mediamente più bello ed intelligente, se un armadio fascista da centoventi chili ti fa diventare stupido a colpi di ginocchiate in faccia? Chiunque può convenire che porsi in quel momento il dilemma etico servirebbe a poco. Lancio quindi un appello affinché alcuni compagni, scelti tra i più prestanti, prendano in considerazione l’ipotesi di dedicarsi con maggiore impegno alla coltivazione delle arti marziali, magari strutturandosi in un’organizzazione di mutuo soccorso che non tradisca l’eredità culturale della nostra parte politica, tipo Arditi del Popolo, per capirci, e soprattutto affinché questi compagni accorrano compatti e veloci come il fulmine nel caso mi sentissero urlare da una stradina buia. Io intanto potrei pensare ad un nome grazioso*, ed allenarmi ad urlare molto forte.


* Tipo, "Impiegati Armati di Buone Intenzioni".




6/2
2009

Va là ciccio, che sei un bluff

E’ successa una cosa strana, oggi, che ha scandalizzato molti. Non il fatto che il governo abbia emanato d’urgenza un decreto per impedire l’attuazione di una sentenza, emanata secondo le leggi vigenti dello Stato, certo questo è abbastanza strano e molto preoccupante, ma non è la cosa più strana. E neanche il fatto che il governo si sia messo a legiferare ad personam, anche se questo sarebbe stranissimo in altri paesi. E neppure che si sia piegato per l’ennesima volta alle ingerenze vaticane, anzi, questo è ormai tristemente normale. La cosa più strana che è successa oggi è che, con la scusa di voler interferire in una vicenda umana assai dolorosa, il Lestofante Capo abbia finalmente reso esplicito quello che pensa della carica di cui lo hanno investito: lui è il governo, lui fa le leggi, e se le leggi non gli piacciono lui le disfa, e vuole più potere per fare o disfare le leggi a suo piacimento, e se la Costituzione glielo impedisce, lui cambia la Costituzione. Lo Stato l’è lù, cribbio. E la cosa che ha sconvolto molti, secondo me, non è tanto la possibilità che metta in atto le sue minacce, che accantoni i panni di Principe della Menzogna ed indossi quelli del dittatore a tutti gli effetti, che mandi i carrarmati a presidiare le strade e chiuda internet e metta in atto fino in fondo il suo programma di governo, ma il fatto che per la prima volta da quando abbiamo il dispiacere di conoscerlo il Grande Affabulatore abbia lasciato intendere, finalmente, qualcosa di simile alla verità. Mi domando cosa ci dietro.




5/2
2009

Il sicuro affuturato

Con il sonno e la rabbia che ho addosso, cosa vuoi che ti dica, di questa sicurezza? Che è orribile, è ingiusta, è razzista? Se ci hai pensato da solo, non c’è bisogno che te lo dica io, altrimenti, è difficile che io possa convincerti, e in fin dei conti non te ne importa niente, quello che t’importa è che venga data una bastonata, sia pure solo simbolica, a quegli stranieri bastardi che tando odi, che venga resa loro la vita difficile, perché la tua vita è difficile, che vengano loro scuciti un po’ di soldi, perché per una scusa o per l’altra tu hai sempre qualcosa da pagare, che vengano sottomessi, perché si sa che quelli alzano sempre la cresta, che venga loro tolto qualche diritto, perché si sa che ne approfittano e poi, ’sta storia che dovrebbero avere gli stessi diritti che hai tu, non l’hai mai davvero digerita, cosa vogliono loro, perché dovrebbero essere uguali a te, loro che sono appena arrivati, tu che hai sempre abitato qui, loro che stuprano, tu che al massimo vai ogni tanto a puttane, loro che rubano, tu che dai solo una limata all’iva, loro che ammazzano, tu che non ne hai il coraggio, loro strani, tu normale, perché il fascismo non è mai clamoroso, è una nebbia che sale piano dal terreno e si mangia tutto, e cosa vuoi che ti racconti io, con dieci righe scarabocchiate in mezzo a questa nebbia, se a questa normalità hai abdicato la dignità, se preferisci essere governato che considerarti un uomo libero ed uguale, se scegli la paura e la chiami sicurezza.




5/2
2009

Confessions of a Terra Nostra addict

Nella sola puntata di ieri Matteo, preso da una crisi di gelosia e stupidità, minaccia di morte Giuliana e questa lo pianta definitivamente per la 14sima volta, Massimiliano e Rosana litigano, Bruno in un impeto di passione bacia Florinda, Cesìo raggiunge il cugino Josè Anseo alla fazenda e lo convince a tornarsene a casa con lui, entra Gumercindo e Josè Anseo infine non si trattiene dal rivelargli di essere suo figlio, concepito nell’amaca con la schiava Nanà, ma proprio in quel mentre a San Paolo la suocera di Francesco Maiano in un impeto di solidarietà femminile va dalla moglie di Gumercindo e le racconta questa faccenda del figlio della schiava nell’amaca, provocandole una grande angoscia, e per concludere Giuliana prende il piccolo Mario e lo va a riportare a Rosana, invitandola a riprendersi anche Matteo, solo che a quel punto ovviamente nessuno vuole avere niente a che fare con lo stupido italiano. E poi venitemi a dire che Lost è pieno di colpi di scena.




4/2
2009

Moralità, citofonare Silvio

Probabilmente lo zio di BerlusconiOggi Berlusconi, trovandosi per caso a parlare in uno dei suoi telegiornali, ha gradito sottolineare come le recenti vicende giudiziarie a carico di PD e l’Italia dei Valori dimostrino che non ci sia nessuna superiorità morale della sinistra, anzi, che non c’è mai stata, anzi, che quelli non sanno neanche dove stia di casa, la moralità.
A prescindere dal fatto che trovo molto generoso da parte del nostro kaiser definire "sinistra" il PD e l’Idv, le sue osservazioni potrebbero sembrare un po’ approssimative. E’ vero, anche nel Partito Democratico ci sono ladri e furfanti vari, è quello che succede quando da un lato si cooptano i superstiti della DC e dei socialisti, che quelli non sanno stare con le mani nelle (loro) tasche, dall’altro si rottamano ideologia ed etica a favore di un pragmatismo che ha preso la forma di compromessi sempre più meschini, non solo a livello amministrativo. Non mi risulta, però, che gli inquisiti del PD si siano fatti leggi ad hoc per evitare i processi, quindi almeno nel loro caso potranno essere i giudici a valutarne la condotta ed eventualmente persino a somministrare condanne, nel futuro assai remoto in cui quei processi finiranno; inoltre, tutti i reati di cui vengono accusati gli esponenti dell’opposizione, messi insieme, non arrivano neanche a scalfire il poderoso curriculum del nostro premier e dei suoi scherani. Discorso a parte merita l’Italia dei Valori, che c’ha tanti difetti e nun me piace, ma ha al suo attivo una quantità di capi d’imputazione veramente ridicola, pari più o meno a quella che un Previti accumula in una notte di sonnambulismo. Per non parlare dei famigerati "rubli macchiati di sangue" sui quali sarebbero campati per anni gli ex-comunisti, tirati in ballo da un tizio le cui fortune personali hanno origini quantomeno, umpf, poco trasparenti.
Insomma, sul piano giudiziario si tratta ancora di una sfida tra il Brasile del crimine e la squadretta della parrocchia, che c’ha tante buone (cattive) intenzioni ma manca di talento, esperienza, coraggio. Eppure, questa faccenda della "falsa superiorità morale" è da sempre uno dei cavalli di battaglia preferiti del nostro lider minimo, come dimostrano le passate accuse contro Prodi e compagnia bella, poi rivelatisi infondate, e le varie commissioni manovrate ad arte e poi smascherate come pietose farse. Berluscoccio ci gode nel portare tutti al minimo comune denominatore, nel livellare tutto verso il basso, perché lo fa sembrare una persona migliore, perché le malefatte degli altri ridimensionano le sue, e soprattutto perché seminare l’impressione che " sono tutti uguali, rubano tutti alla stessa maniera" non fa che aumentare quel distacco dalla politica e quel senso di insicurezza che tanto giovano alla destra. Dal disprezzo per i politici al rifiuto della politica intesa come partecipazione alla vita sociale e civile il passo è breve: se tutti sono ladri, io non voglio averne niente a che fare, ci vuole qualcuno che li metta in riga, ci vuole il piglio deciso, l’uomo che sa ottenere quello che vuole. Se tutti sono ladri, meglio che rubi uno solo, il più bravo.
D’altra parte, quel vecchio barboso di Durkheim suscitò una certa indignazione, ai suoi tempi, quando sostenne che la moralità non è altro che la media dei comportamenti di una società in un determinato periodo. Il Lestofante Capo l’avrà capito, che la scorciatoia per ottenere la parità morale è abbassare la percezione di quella "moralità media", e mi pare stia ottenendo un certo successo.




3/2
2009

Tre secondi prima della bomba

Un giorno ci sveglieremo e sarà primavera, e non ci importerà più niente dell’automobile dalle linee sinuose, del computer luccicante e della colossale tivvù, premeremo molti tasti off ed usciremo di casa senza caricare il telefono e senza scaricare l’ultimo episodio, sarà caldo e ci sarà il sole e non penseremo agli aggettivi con cui descrivere il caldo ed il sole sul blog del giorno dopo e non scatteremo neanche una foto e non accenderemo l’ipod e non ci verrà in mente neanche una citazione da piazzare al momento giusto e nessuna battuta ironica sul caldo e sul sole e non ci sentiremo naive e non penseremo a come si scrive naive, respireremo l’aria e ci lasceremo alle spalle decenni di nevrosi e non ci interesserà più nulla, davvero, della crisi e del lavoro e del mutuo e dei figli e dei padri e dei compleanni che si accumulano e degli assassini e delle vittime e dei simboli e dei politici e degli attori e dei cantanti e non cureremo il nostro personal brand e respirando ricorderemo che il nostro diritto a prendere ciò che vogliamo non si applica alle persone ed il nostro diritto alla felicità non si applica alla benzina e ci verrà da sorridere per quanto sarà ovvio e non saremo né consumatori né elettori né lavoratori né fedeli né seguaci né alternativi né lettori e distingueremo ciò che ci piace da ciò che non ci piace e non faremo niente, assolutamente niente di produttivo ma respireremo, respireremo a pieni polmoni e sarà primavera.




2/2
2009

Al cinema con KarmaChimico: Valzer con Bashir

Valzer con BashirSabato sera, contravvenendo ai miei propositi di restarmene chiuso in casa fino allo sbocciare della primavera, sono andato assieme all’amico Nello nell’unico cinema decente rimasto in città, a guardare quel gran bel pezzo di figliolo di Valzer con Bashir. Dato che voi probabilmente abitate in posti decenti, non sarebbe neanche necessario che vi racconti la trama, che l’avete già visto due settimane fa, ma dato che io non mi attengo al necessario, che godo del superfluo, ve la sgnacco lo stesso di seguito.
C’è ’sto regista israeliano, Ari Folman, che improvvisamente si rende conto di non ricordare niente della guerra in Libano a cui aveva partecipato da waglione vent’anni prima ed in particolare niente di niente del massacro dei campi di Sabra e Shatila, e allora, avendo molto tempo libero ed una quantità non indifferente di pilla, decide di andare a scassare le balle a tutti i suoi amici e commilitoni per ricostruire la vicenda e far riemergere il rimosso personale e collettivo di quei giorni. Dai frammenti di ricordo che riesce a mettere insieme, par di capire che dev’essere stata una guerra di merda, e tutti si sentono in colpa, e giù ad ingollare madeleine ognuna più avvelenata della precedente, tanto che alla fine ci si rimane quasi male a scoprire che il protagonista non è andato di persona a sgozzare le vecchie e i bambini.
Il problema principale di questo film è che lo spacciano per documentario. Beh, come documentario fa schifino, non spiega niente, non contestualizza, cela o lascia sottintese molte delle responsabilità in modo che ciascuno possa vederci quello che gli pare, ed è pure un tantino autoassolutorio nel finale. Da un punto di vista documentaristico o informativo, Valzer con Bashir è così vago che poteva essere ambientato su Marte. Se questo film doveva avere un senso, del tipo "guardate che bravi gli israeliani che fanno i conti col proprio passato", allora è un film inutile ed ipocrita. Tra l’altro, ha scosso così tanto le coscienze israeliane che hanno subito voluto farne un remake dal vivo, a Gaza.
Se invece tralascio queste supposte finalità pedagogiche e penso al film in quanto tale, cioé dal suo punto di vista artistico, se vogliamo, o estetico, secondo me è un gran bel pezzo di film, che cede sul finale. Sbruffoneggio: un Apocalypse Now israeliano, fatte le dovute proporzioni. Una storia contemporaneamente personale e corale, con un animazione ed un uso della musica spesso ai livelli del migliore cinema d’animazione giapponese, uno stile introspettivo, a volte onirico, che nel bene e nel male non osa mai troppo e riesce ad evitare le trappole del "film pissicologico". La riflessione sulla memoria ed il viaggio alla ricerca di un’impossibile riconciliazione o espiazione individuale non sono banali e non possono essere neanche risolutivi, per cui alla fine anche il finale inconcludente ci può stare; che il ricordo non sia onesto, in fondo, era stato detto fin dal principio: la nostra coscienza non riesce a spingersi troppo in là, nei territori dolorosi della memoria. Un film, insomma, che se doveva convincermi non mi ha convinto, ma mi è piaciuto tantissimo almeno fino a un quarto d’ora dalla fine, e sarebbe potuto essere un capolavoro se si fosse risparmiato giusto qualche furbata.




29/1
2009

Battisti, note a margine

Preferisco astenermi dal dispensare il mio autorevole parere sul caso Battisti, sulla sua innocenza o colpevolezza, su cosa si debba cercare di fare di lui. Non ne so poi molto, il caso è complesso ed un sacco di gente che sembra informatissima sull’argomento ha già detto e scritto tutto ed il contrario di tutto.
Più che altro, mi sembra interessante osservare la reazione pubblica sulla vicenda. Da un lato ci si atteggia ad un certo sdegnatismo di maniera, "come si permettono questi brasiliani di intromettersi nei nostri affari nazionali, non potrebbero limitarsi a giocare a calcio, sculettare in bikini e fare quello che fanno di solito?", dall’altro prevale un generale chissenefrega. Da quando questa faccenda è tornata ai cosiddetti onori della cronaca, su Battisti ed il balletto di scambi diplomatici con il Brasile è fiorito un ammontare di battute quali non se ne sentivano dalla morte di Lady Diana, più che dibattiti giuridici o riflessioni storiche. D’altra parte, se chiedo in giro chi sia Battisti, più che un generico "terrorista" non mi sento rispondere, è un assassino, dicono, un latitante, quelli che ne sanno qualcosa di più dicono che ha scritto dei libri noir (che nessuno ha letto) ed è amico di una scrittrice francese. Se si sente parlare tanto di lui, è perché ne hanno fatto un divo da rotocalco, perché ne hanno fatto uno scandalo, ma nessuno lo conosce abbastanza bene da poterlo odiare sinceramente, non fa parte né della nostra vita né della nostra memoria. Ma lo sapete quanto tempo è passato dagli anni Settanta? Ve lo dico io, quasi trenta anni. Un sacco di gente, me compreso, quando Battisti ha compiuto gli omicidi per cui è stato condannato non mangiava ancora cibi solidi. Gli anni di piombo, la quantità catastrofica di lutti che hanno causato a questo paese ed il destino dei suoi sciagurati protagonisti anima solo i discorsi dei politici, e solo quando periodicamente fa comodo minacciarne la possibilità di un ritorno o, come in questo caso, offre loro l’occasione di sparare fanfaronate per impressionare il pubblico: richiamare l’amabasciatore, scrivere lettere, battere i pugni sul tavolo... ed infine propongono di annullare una partita di calcio, perché quello sì che tocca il cuore della gente. Però! Ho un’idea migliore, perché non se la giocano a calcio l’estradizione di Battisti? Chi vince, se lo piglia. Non è neanche una questione di appartenenza, se non forse per qualche ex gauchista che si attacca nostalgicamente alla giovinezza perduta. L’idea di Proletari Armati oggi fa più ridere che piangere. Per molti il conto con quegli anni è già chiuso, i vincitori esaltati, gli sconfitti sepolti. Per altri, purtroppo, e per me, ci sono troppi morti e troppe stragi nella storia di questo paese che in troppi hanno scelto di dimenticare, per poter fingere che ci interessi poi tanto del futuro domicilio di un Cesare Battisti.




mlb jersey shop scam,custom football jerseys cheap,nfl jerseys for sale,hockey practice jerseys,cheap nfl jerseys,cheap nfl jerseys wholesale,wholesale nhl jerseys,nike nfl jerseys,wholesale jerseys,cheap nfl china jerseys,cheap mlb jerseys,nfl jerseys cheap,hockey practice jerseys,cheap nfl jerseys from china,wholesale nfl jerseys