16/6
2014

Niente da vedere [8]

Questo fine settimana, uno dei pochi in cui potevo stare a casa tra uno stage di taiji ed un esame di tuina e le varie e le eventuali, mi sono dedicato alle pulizie domestiche. Le pulizie di primavera, ad essere precisi: quelle del 2011. In particolare, lo sgombero di una stanza che sembrava ospitare tutto il secondo principio della termodinamica, il residuo multicolore ed inorganico di anni di vita, indistruttibile, inestimabile, come le cartacce e i mozziconi che si accumulano in fondo ai fossi, sul ciglio delle superstrade.
Da un punto di vista razionale, il modo migliore per ripulire certe stanze è quello di dotarsi di una buona assicurazione sulla casa e bruciare tutto col lanciafiamme. Fortunatamente, non sono una persona completamente razionale e liberarmi di tanti preziosi cimeli è un’operazione che va fatta per gradi, separando progressivamente il grano dal loglio, fino a raggiungere un distacco emotivo sufficiente a gettare nel rusco quelle maledette musicassette di Alice Cooper che stanno a prendere polvere dal ’92, per esempio. Tra il grano ed il loglio saltano fuori sorprese incredibili: da una cartellina rossa che non ricordavo assolutamente di avere, praticamente nuova, sono sbucati tutti i reperti del viaggio a Belgrado di dieci anni fa, con l’amico Nello e l’amico Grifo. Biglietti del treno, del bus per Mostar, ricevute degli alberghi, appunti scritti velocemente su un foglietto, istruzioni ed ispirazioni scritte da persone informate sui fatti, ipotesi di viaggio poi venute a mancare, improbabili traghetti che avremmo dovuto prendere, niente niente ci saltano fuori pure gli scontrini del ristorante, con la mia improbabile fissazione di non mangiare carne neanche nei Balcani. Io non conservo mai niente, dei posti dove vado, credo che quella sia stata la prima e l’ultima volta. Sfoglio stupito, stendo tutto sul tavolo, scatto due foto per il Nellino. Mi cade l’occhio su un biglietto del treno, la fotocopia di un biglietto del treno, noto l’incongruenza: Gennaio 2004. Noi abbiamo fatto il viaggio in Agosto, perché un biglietto di Gennaio? Tre secondi di caduta nel pozzo della memoria, poi ricordo: era il biglietto di un altro viaggio, fatto da qualcun altro. Chissà perché me lo sono fatto spedire, forse per la paranoia di prendere il treno giusto da Venezia a Ljubljana. Il viaggio di qualcun altro, un racconto di viaggio letto per caso su un blog che non esiste più, il desiderio di compiere un viaggio a mia volta, un viaggio che forse lì per lì è servito a poco, ma ha messo in moto una catena di eventi che forse hanno cambiato molto nella vita mia e di altri. Chissà se, poi. Magari certi episodi casuali non cambiano nulla, se uno deve diventare professore a Tuzla o perdersi o innamorarsi o morire o aprire un bar in Montenegro in qualche modo ci arriva e basta, ma sono contento che quella fotocopia di biglietto del treno sia lì in mezzo al resto, sono contento di essere andato a Belgrado, di aver preso un bus notturno per la Bosnia e di aver conservato per chissà quale motivo quelle tracce, sopravvissute a traslochi ed a furie iconoclaste, per quei dieci secondi di viaggio a velocità luce nel buco nero del tempo, e poi via.

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




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