21/2
2005

Capirei fossimo ai caraibi

Nevica da ieri sera e tutto è coperto da un manto bianco e soffice come la pelliccia di un coniglietto; non fosse che, naturalmente, se le strade fossero state davvero coperte di coniglietti il traffico di stamattina sarebbe risultato comunque più scorrevole. Ci deve essere qualcosa nella neve che manda nel panico i miei concittadini, una sorta di terrore atavico per tutto ciò che si muove con lentezza ed innocenza in queste brughiere dai ritmi frenetici.
La neve rallenta.
La neve ferma.
La neve mi blocca in colonna al semaforo per mezz’ora senza ragione apparente, visto che l’asfalto era nelle stesse condizioni di tutti gli altri giorni. Qualcuno deve aver passato la voce che l’acceleratore è strumento del diavolo, perché tutti snocciolano il rosario appeso al retrovisore guardandosi attorno stupiti come lunardi e lasciando placidamente che sia la forza di coriolis a trasportare l’auto alla fabbrica.
Io, con la serenità d’animo che mi contraddistingue in simili frangenti, accendo sigarette con lo sguardo e ne approfitto per inventare curiosi ed innovativi epiteti da attribuire al pantheon veneto, compreso nei seguenti testi sacri: Vecchio Testamento, Nuovo Testamento, Atti degli Apostoli, Epistole, Apocalisse, Appendice A "Divinità celtiche recentemente riscoperte" ed Appendice B "Altre Divinità inventate per l’occasione".
Mia unica compagnia l’autoradio, dalla quale vengo a sapere che in Portogallo il Partido Socialista ottiene la maggioranza assoluta alle elezioni promettendo finalmente mutande per tutti, mentre il papa annuncia di non voler proprio smettere di fumare.
Arrivo infine al luogo di quotidiano sfruttamento salariato che avevo già quasi finito la mia corposa collezione di imprecazioni; la madre di Yggrdrasil se l’è cavata per un pelo. E siamo solo all’inizio della settimana.

[Sempre per la serie: vi rendo partecipi della desolazione in cui vivo]

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




17/2
2005

Dispaccio segreto

La primavera si annuncia con la ripresa delle attività da parte del Cinecoso Alternativo (tm). Anche quest’anno in una sede segreta del triste borgo natio una persona segreta che risponde al misterioso nome in codice N.e.l.l.o. ci allieterà con la proiezione di film altrimenti impossibili da vedere (o impossibili da guardare, in alcuni casi). Il programma è ancora segreto, perché non sono ancora riuscito ad avere tra le mani il volantino segreto che egli sta segretamente diffondendo, ma non fa molta differenza perché è facile immaginare che come l’anno scorso l’organizzatore sia pronto a cambiare programma non appena qualche diciassettenne gli chiederà sbavante la proiezione di Evangelion.

Non è ancora segreto il titolo del film che inaugurerà la rassegna domani sera: Battle Royale di Kinji Fukasaku, che potrebbe essere un film proibito in tutto il mondo per un qualsiasi motivo che non ci è dato sapere. E per dimostrare che il crimine paga, quest’anno sembra ci sia pure un nuovo proiettore a disposizione per aumentare il fascino del proibito ed attirare sempre più ingenue diciassettenni nelle fauci dell’insaziabile N.e.l.l.o..

Accorrete numerosi (da qualche parte).




17/2
2005

Appello al popolo italiano

Mi ero appena seduto per mangiare, quando lei ha lanciato il proprio appello dalla televisione, disperata. Subito qualcuno cambia canale, faccio in tempo a cogliere appena qualche frase. Perché?
C’è quella tipa che piange. Appunto. Beh, anche in Italia ci sono bambini che soffrono. Ma in italia non li bombardano ancora. Meglio ammazzarli finché sono piccoli. Ma che dici? Guarda che io, io sarei un razzista radicale. Ah, beh, allora va bene. E perché i giornalisti americani non li rapiscono? Loro se ne stanno nei bunker, al sicuro, non se le vanno a cercare. Appunto. Guardala, chissà quanti chilometri di cazzo le hanno già dato.
Il popolo italiano, per voce di qualche esemplare tipico.




16/2
2005

Grey air

Non piove, non nevica, non tira vento, fa un freddo bastardo. A causa degli infausti eventi atmosferici e di altri irrisori dettagli (tipo, da queste parti ci sono tre fabbriche virgola cinque per ogni abitante), piccoli fiocchi di inquinamento si cristallizzano nell’aria gelida assumendo la forma del simpatico teschietto con le tibie incrociate ed il ghigno larussano. Per uscire a prendere una boccata d’aria in zona industriale bisogna essere professionisti o mentecatti, oppure avere acquistato uno degli appositi kit messi recentemente in commercio, costituiti da:
filtri delle sigarette da infilare nelle narici (per ovvi motivi, quelli delle barclay non vanno bene);
arbre magique al pino silvestre da ciucciare come un ghiacciolo mentre si passeggia;
un lungo tubo di gomma flessibile che arriva fino agli incontaminati pascoli del tirolo.

L’assessore all’ambiente del triste borgo natio, noto anche come Scazzolandia (il borgo, non l’assessore), consiglia di fumare almeno mezzo pacchetto di sigarette al giorno, infanti e vegliardi inclusi: così si riduce la capacità degli alveoli polmonari di trattenere le polveri sottili e ci si allunga la vita di trenta minuti a boccata. Nel frattempo si preparano anche qui a fermare le auto, alternare le targhe, bloccare la circolazione... ma con lo smog che c’è volete pure che ce ne andiamo in giro a piedi? Così da farmi respirare per bene ’ste schifezze? Per favore, già ho la tosse.

Per fortuna oggi entra in vigore il Protocollo di Kyoto, come viene enfaticamente ricordato da ogni mezzo di informazione a disposizione con grande dispendio di retorica ambientalista. Per chi non ne fosse ancora a conoscenza, questo accordo prevede che ancora una volta l’italia faccia la figura che merita, ostinandosi a sottoscrivere accordi che poi non proverà neppure a mantenere (si veda dalla voce "Triplice Alleanza" dell’enciclopedia in poi). Non vedo l’ora che gli illustri rappresentanti della nostra classe politica si affannino a dimostrarci come questo Protocollo sia non solo irrispettabile, ma probabilmente nocivo per l’ambiente, come già affermano gli americani.

Speriamo cambi presto il tempo, e porti tutte le schifezze da qualche altra parte.




2/2
2005

Quando la gente non ha nulla da fare

Ieri sera, chiuso a Villa Gelida con poco da fare e ancora meno voglia per farlo, mi dedico ad una di quelle allegre attività che di solito la gente fa appena prima di infilarsi un cannone in gola e premere il grilletto. Ovvero: sfoglio gli album di fotografie di quando ero pupo (come potete constatare, il fatto di non avere armi da fuoco in casa mi permette di essere qui a raccontarvelo).

Dopo intensi minuti dedicati a questa impresa sfibrante, sono giunto alle seguenti conclusioni:

1) Da piccolo ero bellissimo* e biondissimo e soprattutto i capelli si lasciavano pettinare, sospetto che mi abbiano scambiato con un altro bambino quando avevo circa dodici anni.

2) Il mio primo paio di occhiali era un insulto a tutto quanto c’è di buono e bello al mondo, assolvo tutti i compagni di classe che mi picchiavano perché a pensarci bene avrei dovuto picchiarmi da solo per averli scelti.

3) Indossavo un sacco di quelle magliette con il colletto ed i bottoni... terribile, terribile, ecco un altro ottimo motivo per picchiarmi, ed io che pensavo di essere un perseguitato.

4) Mi vestivo malissimo. mm, prima di scoprire il grunge, intendo.

5) Alle mie feste di compleanno bevevo vino. Dai tre (3) (III) anni in poi.

6) Ero quasi sempre incazzato.

In sintesi, in tutti questi lunghi anni di sofferente esistenza sul pianeta ci ho rimesso in capelli e ci ho guadagnato in occhiali e maglietta. Tutto il resto è sostanzialmente rimasto invariato. La gente non mi picchia più (e questo dimostra che mi picchiavano per gli occhiali e la polo, non perché fossi un rompicazzo come viene più spontaneo credere) però non c’ho più la fidanzata (la quale sostanzialmente mi amava per i miei capelli biondi**).

[mumble, mumble]

Tutto questo dovrebbe probabilmente spingermi a profonde riflessioni sul senso della vita, non scevre da implicazioni filosofiche. Tuttavia credo che andrò invece a fumare un’altra sigaretta***.



* Credetemi sulla parola perché tanto le foto non le pubblico. Con i tempi che corrono, non vorrei mai vedere il mio visino innocente spuntare tra le pagine porno dei siti per pervertiti che frequento.

** Dico quella di quando avevo nove anni, appunto. Gli anni ottanta per noi bambini biondi di periferia sono stati una lunga orgia di sesso, droga e rock’n roll che probabilmente per gli altri è proseguita anche in seguito.

*** Non ci sono foto di me infante con la sigaretta in bocca, almeno. Questo perché quando andavamo a fumare non ci facevamo foto per ovvie ragioni, però ricordo che fumavamo assai studiando per gli esami di quinta elementare. Giuro. Ma mica sigarette, di solito quelli che dalle mie parti si chiamano "visoni" e non so come si traduca in lingua.




2/2
2005

Nel caso vi fosse sfuggito [featuring human clock]

Non ricordo chi lo disse, che l’abitudine di leggere i giornali al mattino serve a caricarci di ansia ed aggressività così da cominciare la giornata come mammiferi efficienti e competitivi. Leggessimo qualche pagina di un libro, proseguiva quel tale, saremmo troppo rilassati e finiremmo con l’essere sopraffatti da altri mammiferi bipedi più ansiosi ed aggressivi.
Probabile. Leggo il giornale di oggi e vengo a sapere che un vecchio e potente capo di stato straniero che si spaccia per paladino degli umili e degli oppressi viene a farsi ricoverare in italia, occupando ben due piani di un noto policlinico. Giornalisti e curiosi lo assediano, le cosiddette forze dell’ordine lo proteggono, tutti i media fanno aggiornamenti ogni dieci minuti sul suo stato di salute. Dicono che gli manchi il fiato. Beh, anche a me, francamente.
Vengo a sapere che dopo la giustizia ad aliquote, ora ci offrono anche la giustizia a richiesta (inutile specificare di chi, la richiesta). In futuro, non mi stupirebbero processi via internet e condanne inflitte con un clic del mouse dagli spettatori. Tu chiamala, se vuoi, democrazia.
Vengo a sapere che secondo il ministro il blocco dell’A3 è un evento raro e straordinario che si ripete raramente e straordinariamente ad ogni esodo estivo e ad ogni nevicata invernale, per colpa degli italiani che si ostinano ad andare dove il ministro non gradisce. Inutile cercare responsabilità, come sempre.
Vengo a sapere che qualcuno oggi si chiede "Chi si aspetterebbe di essere rapinato in piazza san marco?"
Chiunque abbia mai provato a prenderci un caffè, ad esempio. Io mi chiedo piuttosto chi non si aspetta di essere rapinato, in piazza san marco.
Vengo a sapere che il Lestofante Capo ribadisce il rischio a cui la democrazia italiana (per così dire) è tuttora sottoposta a causa dei comunisti, elogia san bettino martire e propone magnanimamente il dialogo a "tutti quelli che hanno a cuore la libertà". Stranamente non cita tra questi la mussolini, che gli ha dato il due di picche nonostante i serrati corteggiamenti.

E qui, meglio fermarsi mi sento già abbastanza aggressivo. Non voglio neppure sapere cosa accadesse in quella classe di mantova perché una maestrina spaventata dovesse ricorrere ai vigili urbani per riprendere la lezione. Consoliamoci piuttosto constatando come, almeno, ci sia ancora dell’autentico genio in circolazione.




31/1
2005

Recensioni letterarie

Aspettando che i pavimenti della mia camera asciugassero ed ascoltando Bjork ho letto ieri "Il Duca nel suo dominio", di Capote. Trattasi di una lunga intervista semirubata a Marlon Brando nel ’57 a causa della quale il divo si incazzò assai, non essendosi reso conto di avere di fronte un piccolo bastardo pettegolo con una memoria eccezionale. A parte la carta così spessa che ci si potrebbe far filtrini per le canne, i caratteri da libro di fiabe per bambini ed una traduzione che scivola sui termini più caratteristici dell’ambientazione giapponese, la lettura è stata estremamente piacevole. Da bravo maître à penser quale sono mi sento di consigliarlo a quanti
- apprezzano Capote;
- amano Brando ed il brandopensiero;
- non hanno molto tempo a disposizione ma come me vogliono ugualmente fingersi persone di cultura (il libro è breve, lo si legge nel tempo che asciugano i pavimenti della mia camera).

Prezzo: sei euro e ottanta ma io l’ho preso con lo sconto.
Casa editrice: non mi ricordo e non ho voglia di cercare ma ha la costina gialla.




29/1
2005

Non un bel posto

L’assessore dorme sotto lenzuola di seta, e al policlinico non ci sono letti per gli ammalati. L’imprenditore va in vacanza a cortina, e i suoi operai si respirano un cancro. Il consigliere pippa molta cocaina, e la polvere si posa sul teatro da ricostruire. Il dirigente va a puttane in thailandia, e la strada aspetta di essere allargata. Il mafioso cambia due mercedes all’anno, e gli sfrattati guardano le crepe allargarsi. I visoni decorano la moglie del chirurgo, ed i ratti galoppano tra le corsie. Questo è il posto in cui viviamo, diamogli il nome che ci pare. Ci prendono il culo come hanno sempre fatto e come sempre faranno, e lasciano che ci prendiamo per il culo tra noi: senza sensibili differenze di accento.




28/1
2005

Dizionario tascabile dell’impiegato dell’anno

Come stai? = Devi farmi un favore.
Bene. = La mia salute e la mia vita personale non sono cazzi tuoi.
Male. = Ho così tanto da fare che qualsiasi cosa tu stia per chiedermi non verrà neppure presa in considerazione.
Ha una scadenza particolarmente urgente? = Posso dimenticarmene subito, o devo aspettarmi dieci messaggi di sollecito entro mezzogiorno?
Ha una scadenza? = Dimmi di no e rendimi felice.
Non pensavo fosse così urgente. = In che senso, siamo già nel 2005?
Mmm... è fattibile. = E’ una colossale puttanata, ma sei tu che comandi.
Non mi convince. = Il tuo progetto è un’idiozia ed il fatto che tu cerchi di convincermi del contrario uno spreco di ossigeno.
E’ una buona idea. = Infatti te l’ho suggerita io il mese scorso, anche se ora fingi di esserci arrivato da solo.
Penso che ci vorranno un paio di settimane... = ...sperando che nel frattempo tu dimentichi di avermelo chiesto.
Fissami una riunione. = Considerando che non sai usare autluuc, posso dormire per un’altra mezza giornata.
Non c’è problema. = Tanto non ho intenzione di farlo.
Lo farò subito. = Non mi prenderò neanche la briga di scrivermi da qualche parte l’inutile lavoro di cui mi vorresti incaricare, in ogni caso ti dimenticherai di avermelo chiesto.
Ho quasi finito. = Stavo quasi per cominciare.
Hai una penna da prestarmi? = Hai una penna da regalarmi, così non devo fare tutta la strada fino all’Ufficio Distribuzione Penne?
Parlane con il mio capo. = Non ricevo ordini da te, stronzo.
Ne devo parlare con il mio capo. = Esporrò la tua domanda in modo tale che il mio capo la considererà un insulto e dichiarerà guerra al tuo capo, per cui l’incarico che vorresti affidarmi non verrà mai preso in considerazione da nessuno perché tutti saranno troppo impegnati nella faida tra dirigenti che si scatenerà.
Sto finendo un lavoro. = Sto aggiornando il blog.
Mi spiace, il mio capo ed il tuo capo si sono trovati d’accordo nel decidere che non sarò io a dover fare questo lavoro, ma tu. = Ti ho fottuto.
OK. = Mi hai fottuto, ma mi vendicherò in modo così sottilmente crudele che neppure sentirai arrivare il tir che ti investirà.
E’ necessario che io venga a questa riunione? = Non posso continuare a dormicchiare in ufficio?
Aspetta, vengo lì e ti faccio vedere. = Potrei benissimo spiegartelo al telefono, ma ho voglia di fare una passeggiata perché mi si stanno addormentando le chiappe.
Dimmi. = Dimmi solo che hai sbagliato numero.
Non è facile da spiegare. = Proteggerò il mio know-how con ogni artificio retorico possibile, così che tu non capendoci nulla del mio lavoro mi ritenga indispensabile fino a quando un bel giorno troverai la mia lettera di dimissioni sul tavolo e questo ti getterà nello sconforto più nero. Contemporaneamente, sto cercando di nascondere il fatto che non ho la più pallida idea di come io sia riuscito a terminare il lavoro in modo così spietatamente efficiente.
Complimenti, ottimo lavoro. = Bel culo, perché io non ho una segretaria?
Non credo di aver capito. = Stai dicendo cazzate, o peggio ancora mi stai affidando un lavoro che non ho nessun modo di evitare o di ritardare.
Di chi è questa idea? = Chi mi odia a tal punto?
Lo stavo per fare. = Me n’ero dimenticato.
Me l’ero segnato per domani. = Me n’ero dimenticato.
Certo, lo so che la scadenza è vicina. = Me n’ero dimenticato.
No, non me n’ero dimenticato. = Me n’ero dimenticato.
Me n’ero dimenticato. = Speravo che tu te ne fossi dimenticato.




28/1
2005

Il meraviglioso mondo dei compiuter

Quando ormai lo ritenevo umanamente impossibile, ho rifilato ancora una gmail... tra tutte le persone che conoscevo non avevo infatti considerato mio padre, che l’altra sera ingenuamente mi ha chiesto se per caso non potessi configurargli un nuovo indirizzo di posta elettronica (mio padre cambia casella di posta ogni volta che quella vecchia è satura di spam, perché non sa applicare i filtri). Con grande soddisfazione gli ho rifilato uno dei miei inviti ed ho pure impostato il fattapposta perché possa leggere i messaggi tramite l’odiato autluuc; di conseguenza sono due giorni che mi manda messaggi di prova per verificarne il funzionamento.

Il mio vecchio, che da queste poche righe potrebbe sembrare un rimbambito, dimostra a dire il vero una dimestichezza con il computer sorprendente considerando la sua veneranda età di cinquantaics anni. Ciononostante nelle ultime settimane sono stato convocato a casa sua (chiaramente in sere diverse, tutte caratterizzate da vento gelido ed impegni più interessanti ai quali ho rinunciato in nome dell’affetto filiale) per rispondere alle seguenti necessità:

- rimozione di un fastidioso trojan;
- rimozione di un truffaldino dialer;
- creazione di un indirizzo di posta elettronica;
- rimozione di un altro truffaldino dialer;
- riparazione del mouse che non funzionava (era staccato il cavetto);
- riconfigurazione dell’accesso ad internet;
- decriptazione di un "messaggio strano" dell’antivirus (tipo: <<Vieni qui che l’antivirus mi ha dato un messaggio strano.>> <<Che messaggio?>> <<Non so, l’ho cancellato. Era importante?>>);
- creazione di un altro indirizzo di posta perché il primo non permetteva di scaricare i messaggi su autluuc.

Questo, mio padre; da parte mia sono involontariamente riuscito a disabilitare Internet Explorer in maniera pressocché irreversibile (questo potrebbe anche essere successo mesi fa, visto che di norma utilizzo il Firefoxy come fanno tutte le persone sane tranne una) ed a disabilitare permanentemente la funzione "Salva con nome" da tutti i software. Ora devo solo riuscire a trovare la voglia di formattare tutto... nel frattempo, se devo salvare qualcosa lo aggiungo in coda ad un file esistente anche se non esiste alcuna attinenza semantica tra, poniamo, i due testi (il risultato lo leggeranno i vostri figli nelle antologie di letteratura postmoderna).

P.S.: Se a qualcuno servisse una gmail, ne ho ancora nove...




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