20/5
2009

Anche tralasciando tutta la storia di John Locke

Ecco, è stato confermato l’ennesimo reato ad opera del nostro beneamato presidente del consiglio. E adesso?
Prima di dilettarsi nei soliti sogni bagnati su cosa sarebbe giusto che succedesse, su cosa succederebbe in un paese "normale" o anche solo in una democrazia parlamentare media, rispondiamo insieme ad un semplice quesito.

Quale dei seguenti eventi ti sembra più plausibile?

a. Che in questa vita Silvio Berlusconi trascorra anche solo una notte, anche solo una mezz’ora, dietro le sbarre di un meritato carcere.

b. Che un aereo in volo da Sydney a Los Angeles precipiti su un’isola misteriosa in mezzo al pacifico ed un coraggioso gruppo di sopravvissuti viva laggiù qualche mese confrontandosi con un mostro di fumo nero, una francese pazza a cui hanno rubato la figlia ed una popolazione indigena ostile guidata da un tizio con gli occhi da ranocchio che riceve istruzioni da un tizio con l’eyeliner il quale a sua volta esegue gli ordini di un altro tizio quasi immortale di nome Jacob, per poi riuscire a fuggire provocando però degli scompensi spazio-temporali che li obbligano a ritornare, ma nel 1977, quando l’isola è abitata anche da un gruppo di scienziati fricchettoni che bucano le sacche di energia con un trapano gigante giusto per vedere cosa succede dopo, e decidano di provare a mettere una pezza a tutta la faccenda facendo scoppiare una bomba all’idrogeno che una pattuglia americana aveva lasciato sull’isola durante la seconda guerra mondiale e che loro stessi durante un viaggio nel tempo avevano suggerito di sotterrare.


No perché se avete risposto "a" secondo me siete degli illusi.

(poi sognare è sempre lecito e gratuito, ed in fondo in fondo ci accontenteremmo anche delle sue dimissioni e di un ritirarsi a crimini privati, ma di nuovo ci stiamo illudendo)

(finirà tutto in una bolla di sapone, vedrete)

(tutto: la sentenza, la magistratura, la costituzione, l’italia, l’isola, l’universo)

(anche noi)

Note estemporanee di zio Lusky:
State alla larga dagli anarchici informali, gli anarchici per bene si riconoscono perché danno sempre del lei e dicono buongiorno, buonasera, prego, si accomodi, e grazie.




18/5
2009

Il papa è un bell’uomo, e tu che fai?

Fine settimana trascorso bucolicamente a cazzeggiare presso le sorgenti del Livenza. Mi rendo conto che un buon 99% di voi ipotetici lettori in agguato potrebbe non aver mai sentito nominare il Livenza, o non avere idea che il Livenza delle sorgenti, o non fregarvene comunque un bel piripacchio di niente, del Livenza e delle sue sorgenti o di dove e come io abbia trascorso il fine settimana, ma ciò, tanto non capite niente, e secondo le statistiche la metà di voi è capitata qui cercando "donne nudde". Donne nudde! Con 2 "d"! E poi vi meravigliate che non trovate una concubina!
Però vi voglio bene lo stesso, miei deliziosi lettori fortuiti ed ignorantelli.
Imparate la grammatica, maledetti!
[Talmente bene che vi regalo l’immagine di una "donna nudda".]

Quest’oggi, mentre l’omino che legge i giornali al mattino leggeva i giornali, io & Amormio siamo rimasti particolarmente basiti da un titolo in prima pagina su il Foglio (il Foglio, quel quotidiano così smuffo che se vi avvolgi l’asiago diventa istantaneamente gorgonzola) che recitava: "L’America è diventata antiabortista, e l’Italia che fa?"
A parte che la risposta è "Puzza", il giulianone o il suo sgherro articolista deducono che l’america sarebbe diventata antiabortista dal fatto che il presidente Barack "Cuoremio" Obama è stato fischiato mentre parlava contro le leggi antiabortiste in un’università cattolica ameregana. Il fatto che Obama venisse contestato, in quel luogo e su quegli argomenti, era così scontato che l’articolo è stato scritto evidentemente prima che i fatti succedessero, a meno che qualcuno nella redazione del Foglio sia dotato di macchina del tempo. Ed è piuttosto evidente che il fatto che Obama sia stato contestato in quel contesto (l’ho fatto apposta) non indica assolutamente che "l’America" sia "diventata" antiabortista. Se fosse antiabortista, l’America non avrebbe eletto presidente un tizio che è decisamente meno antiabortista del suo predecessore, e comunque ci vuole qualcosa di più di una contestazione in una scuola cattolica per trarre conclusioni sull’orientamento etico di una nazione di qualche centinaio di milioni di abitanti.
Su un altro quotidiano, in prima pagina campeggiava invece il titolone: "Nella Treviso leghista il miglior esempio di convivenza tra italiani ed immigrati." E insomma, ci chiedevamo, ma uno sul giornale può scriverci qualsiasi stronzata gli passi per la testa? Non c’è nessuno che controlli, e magari verifichi che ci sia un minimo di veridicità nelle informazioni stampate? Perché va a finire che magari uno legge il giornale e magari crede a quello che legge perché sai, c’è scritto sul giornale, e allora si convince che l’america sia diventata antiabortista o che Treviso sia un posto civile o che gli italiani non siano mai stati cattivi con nessuno oppure se legge "Lolla continua", il giornale immaginario che dirigo, potrebbe trovarsi in prima pagina il titolo "Il papa è diventato musulmano, e tu che fai?" e convertirsi all’islam per continuare ad essere un bravo cattolico. Ciò che voglio dire non è tanto che il papa è diventato musulmano (cosa che comunque è vera) quanto che un conto è esprimere liberamente la propria opinione, un altro è fare affermazioni completamente false per tirare acqua al proprio mulino, approfittando del fatto che la maggior parte della gente ha il cervello sintonizzato su Guida al campionato.

Scorpioni molesti
[Not this kind of scorpions.]
Il Livenza, dicevamo. Esso sorge in un luogo bucolicissimo, da una pozza color smeraldo nella quale persero la vita innumerevoli schiere di sub, immersa nelle campagne furlane. Nei suoi pressi sorge un rustico ripettinato dove questo fine settimana ha avuto luogo un campionato internazionale di Badmington (vinto nettamente dalla Serbia) ed una gara di caccia allo scorpione, o caccia-l’urlo-quando-vedi-lo-scorpione, giacché questi luoghi incontaminati e lontani dalla rete 3G dei principali operatori telefonici sono ancora patria di alcune specie animali moleste. Ma tanto, a voi interessano solo le donne nudde, al limite donne-scorpione nudde, quindi che ve lo dico affà.

(Mi state un po’ demotivando, rigàz.)




14/5
2009

E’ che li disegnano così

Quest’oggi sulla prima pagina di Libero, quel fogliaccio che se lo usi per raccogliere la merda del gatto la merda s’indigna, campeggia il titolone: "Finalmente cattivi". L’idea, a quanto si evince da quella parte di articolo che si può leggere a scrocco, sarebbe che noi italiani, noti nel mondo come un popolo di bonaccioni capaci solo di suonare la pizza e mangiare il mandolino, finalmente ci scuotiamo dall’atavico torpore e reagiamo contro le orde di clandestini che invadono il bel suolo patrio e con virile fermezza poniamo fine alla loro pacchia, al loro ciondolare per il Paese, al loro intortare i nostri canuti anziani per convincerli a sposare giovani fanciulle di oscura provenienza. Finalmente smettiamo di rincorrere le sirene buoniste facendoci prendere per i fondelli da mezzo mondo, addirittura dopo Africa ed Europa persino la Società delle Naz... ehm, l’ONU ci ha trattato da imbecilli e razzisti. Fi-gu-ra-te-vi. Razzisti a chi, a noi? A noi! Da non crederci, noi che da una vita ci beviamo il montenegro senza problemi.
Se proprio dovessi trovare una cosa che mi lascia perplesso di questo articolo di Sallusti, ma proprio proprio cercandola col lanternino, è l’affermazione iniziale secondo cui "Nei secoli noi italiani non lo siamo mai stati [cattivi], neppure coi nemici più ostici e mascalzoni."
Insomma, "mai"? Anche trascurando bazzecole come la repressione del brigantaggio, Bava Beccaris, la guerra di Libia, il colonialismo, i gas in Abissinia, il fascismo, le prime leggi razziali, la seconda guerra mondiale, le stragi di stato ed il finanziamento collusivo a vari dittatoruncoli, non possiamo negare che la provocazione di Materazzi ai danni di Zidane è stata quantomeno maleducata*. Ad ogni modo, il senso si capisce: finalmente noi italiani la smettiamo di voler fare i buoni a tutti i costi, mediando e sopportando e perdonando tutto come muli pazienti, finalmente con uno scatto di orgoglio e dignità alziamo la testa e facciamo valere i nostri diritti, raddrizziamo la schiena e la smettiamo di subire ingiustizie ed accettare ingiusti privilegi, anche a costo di passare per cattivi. Sarebbe perfettamente condivisibile, se secondo Libero questo principio non andasse applicato solo contro gli immigrati e non dovessimo invece accettare supinamente le ingerenze vaticane, pendere dalle voluttuose labbra del premier ad ogni sua illuminante esternazione ed accettare senza discussioni (tantomeno manifestazioni o scioperi) ogni decisione del nostro generoso governo. Insomma, la condotta proposta è quella di essere "buoni" con i forti e "cattivi" con i deboli, il che francamente non mi sembra poi così rivoluzionario in italia.
E’ anche vero che Libero è un quotidiano con una linea editoriale ben precisa, definita da Goebbels negli anni ’40, si rivolge ad un pubblico specifico e, come qualsiasi giornale, cerca di accontentare quel pubblico per continuare a vendere. Se quello che vogliono sentirsi dire i lettori di Libero sono banalità qualunquiste ed affondi razzisti, quei lettori, anche a costo di passare per cattivi, vanno accontentati. Anche i giornalisti devono campare, non possono mica passare il giorno a ciondolare in piazza come clandestini o ad intortare vecchi come giovani fanciulle! Io devo ammettere che se pure per i giornalisti di Libero non ho il massimo della stima, mi sembrano comunque migliori dei loro lettori. Ho una visione estremamente banale e stereotipata di chi legge Libero, me li immagino tutti ignorantelli ma pieni di soldi, che ciondolano tra le loro fabbrichette o lo studio in centro e la beauty farm, che vanno al night a vedere lo spogliarello con gli amici, che guidano pesanti SUV e mi tagliano la strada e poi parcheggiano sul marciapiede, che guardano vespa, che si fanno un tiro di coca ogni tanto e tentano di trombarsi la segretaria e trattano male i dipendenti. Per amore del bon-ton non dirò che me li immagino anche tutti cornuti. Ecco, spero che qualcuno righi a tutti loro il SUV, che al night ci trovino la moglie (avvinghiata al palo) (di un altro), che la polvere che credevano cocaina si riveli dixan capi delicati, che la segretaria abbia la gonorrea e l’estetista confonda la bottiglia del balsamo al pino mungo con quella della soda caustica. Questo auguro loro, e mille e mille altre sventure. Così, per cattiveria. Ma anche perché se le meritano.




* Le parole esatte dell’insulto, ha ricordato Zidane, erano "Tua sorella è abbonata a Libero".




12/5
2009

Lasciatela miagolare

Dopo aver assistito ai vergognosi tentennamenti della cosiddetta opposizione persino su un tema importante come il destino degli immigrati e dopo aver spulciato le liste dei candidati alle elezioni europee, sono giunto alla conclusione che l’unica scelta sensata per ridare una speranza di civiltà al paese fosse convincere la mia gatta a candidarsi. Eccola qui:

Movimento Miaoista

Intervistata sul tema della crisi economica e su una prospettiva di azione concertata a livello europeo, la gatta ha risposto: "Miao". Un punto di vista nuovo. Riguardo il tema della sicurezza e della gestione mediatica delle periodiche emergenze nazionali, ha osservato concisa: "Miao". Non del tutto soddisfatto, ho infine chiesto il suo parere sulla famosa questione dei barconi rispediti in Libia, ed ancora una volta mi sono sentito rispondere, con maggior forza, "Miao!" Non c’è dubbio, forse si attiene un tantinello troppo alla linea ideologica del suo partito, ma la coerenza non le manca.
Qualcuno potrebbe obbiettare che, eletta al Parlamento Europeo, continuerebbe a dormire la maggior parte del tempo. Giusto! Ma almeno ci potrebbe andare, non avendo problemi di incompatibilità di cariche. Magari non ha una grande esperienza politica, ma non ha neppure procedimenti penali in corso, e l’unico avviso di garanzia gliel’ho dato io a voce quella volta che si è fregata un’ala di pollo intera (non luogo a procedere per sparizione del corpo del reato). Infine, ma non è poco, l’unico fondoschiena che ha dovuto leccare per ottenere questa candidatura è stato il proprio.
Insomma, ammettiamolo, persino una gatta scontornata male e con un programma politico di 4 lettere è preferibile alla maggior parte dei candidati umanoidi. E probabilmente riuscirebbe anche a riunire la sinistra.




8/5
2009

Solo nostrum

Secondo il ministro Maroni, il fatto di aver rispedito in Libia un paio di centinaia di clandestini prima ancora che riuscissero a sbarcare in italia è un risultato storico. Grazie a questo nuovo modello di "contrasto in mare", infatti, poniamo fine al rimpallo di responsabilità tra noi, Malta e la madonna di lourdes, risparmiamo un sacco di posto nei nostri centri di permanenza eterna e ci evitiamo persino il fastidio di doverli identificare e valutare eventuali richieste di asilo politico. Certo, la Libia ci fa pagare il servizio piuttosto salato, ma il Bifidus Nanus non bada a spese quando si tratta di mettere al sicuro i propri voti cittadini e non sta certo a fare lo schizzinoso riguardo i metodi di accoglienza e stoccaggio messi in atto dall’amico Gheddafi.

(Gheddafi, proprio quello dell’86, non è un omonimo.)

Insomma, non possiamo mica accoglierli tutti noi, ’sti barboni abbronzati. C’è la crisi, si fa fatica ad arrivare alla fine del mese, un sacco di gente è in cassintegrazione, già non c’è abbastanza lavoro per gli italiani, già c’è troppa delinquenza in giro. Ma ’sti disgraziati non li vedono i telegiornali? Dovremmo spendere soldi pubblici (i nostri soldi) per accoglierli, sfamarli, pulirli, vestirli, dargli un tetto sopra la testa e magargli anche trovargli un lavoro per evitare che si mettano a spacciare droga ai nostri figli o a violentare le nostre donne? Non scherziamo, che la vita è dura per tutti. Ora, grazie al ministro Maroni, finalmente la capiranno che in italia non c’è posto per loro, che non è il caso neanche di partire, e chissà che passino parola. Ammesso naturalmente che riescano a sopravvivere per la seconda volta al tenero abbraccio della polizia libica, a riattraversare il deserto e a tornare nei paesi del terzo o quarto mondo da cui provengono, e a cavarsela tra guerre, carestie e le occasionali pestilenze abbastanza a lungo da passare parola. Ma si sa, la vita è dura per tutti. Davvero, non possiamo mica accoglierli tutti noi, le risorse sono limitate, e se l’alternativa è che crepino, magari dopo essere stati violentati e torturati e rapinati di ogni avere e di ogni dignità, che crepino pure lontano da qui. Perché crepano, eh, c’è questa cosa da considerare: anche se per comodità giornalistica li si continua a chiamare "clandestini", o come preferiscono i più pucci "migranti", anche se gli attacchiamo l’etichetta della nazione di provenienza, "curdiraqchenietiopisomali", anche se li contiamo a decine o a centinaia, ciascuno di quei maledetti potenziali delinquenti è un uomo o una donna, una stupida scimmia senza pelo proprio come me, come Aristotele e come ogni farabutto leghista, dorme e si sveglia, mangia e caga, ama, odia, sogna, ha desideri e paure, fa figli, seppellisce genitori, se lo feriscono sanguina, se gli fanno il solletico ride, da qualche parte è nato e da qualche morirà, magari in mare mentre cerca di raggiungere quello che crede un posto migliore, magari in libia dove lo hanno ricacciato. Ma naturalmente ciascuno di noi crepa, vero? La vita è dura per tutti, per chi è rimasto disoccupato e per chi è stato seviziato dalla polizia, per chi ha problemi a saldare il mutuo e per chi non ha mai avuto una casa, per chi non arriva a pagare la rata dell’auto nuova e per chi non arriva neppure a toccare Lampedusa.
Siamo tutti sulla stessa barca. Se alcuni tornano in libia, ci torniamo tutti.




6/5
2009

La zanza tigre e il dragone

So che alcuni di voi sono in ansia di sapere com’è andato il mio consueto rendez-vous annuale di tai chi a Jesolo Bay. A dire il vero lo so perché ho avvertito una perturbazione nella Forza, malgrado siate stati tutti così discreti da non chiedermi niente al riguardo.
Non siate in pena, è andato tutto nel migliore dei modi: tre giorni di sole, mare e roulotte, trascorsi a faticare in spiaggia ed in pineta e conclusisi con un faticoso rito di passaggio superato ancora una volta grazie alla clemenza della corte. Son soddisfazioni, anche se ovviamente il piccolo monaco taoista che è in me disdegna di trastullarsi in simili pensieri celebrativi (tutto il resto di me, invece, esulta come una scimmia ubriaca che balla nuda su un albero di banane).

(per dire il contegno)

Approfitto dell’occasione, già che in ’sto periodo non ho molta voglia di scrivere, per dedicare un pensiero alle diverse centinaia di zanze tigri che mi hanno punto mentre io mi impegnavo a bilanciare lo yin con lo yang o a farmi comunque i fatti miei: spero di aver spiaccicicato la maggioranza di voi zoccole, e che Berlusconi vada alla festa di compleanno delle superstiti.




5/5
2009

Io son quindici anni che ci provo

Gent.le Sig.ra Lario,

ho sentito dire che ha recentemente deciso di porre termine alla Sua relazione con il dott. cav. gran figl. d. putt. Silvio Berlusconi.
Bell’idea, non c’è che dire, ma non faccia la furba e rispetti la fila.

Le meglio cose,

(the blogger formally known as) Lusky




28/4
2009

L’influenza suina è quando Calderoli ha la febbre

Secondo i miei calcoli ed i dati allora diffusi dai principali mezzi di informazione, la Sars avrebbe dovuto ucciderci tutti entro il 20 Settembre 2003. Quindi non starei troppo in ansia per l’influenza suina. D’altra parte, le statistiche parlano chiaro: 152 morti in Messico, nessuno nel resto nel mondo. Anche i contagiati, negli estados unidos o in europa, guariscono, perché c’hanno un anticorpo naturale: i soldi per curarsi.
Perché tanto allarmismo sui giornali, allora, si chiederanno i miei piccoli amici? Il sociologo risponde. Prima di tutto, sta scemando l’interesse per i terremotati, l’abbraccio collettivo si sta allentando, l’euro che abbiamo generosamente donato probabilmente è già servito a pagare il caffè a qualche sottosegretario all’emergenza, nonostante gli aquilani continuino a vivere nel fango delle tende in attesa di un miracoloso g8 o almeno che smetta di piovere. E poi, e soprattutto, dato che come ogni giorno da quando il nonno ha avuto la malsana idea di scendere dagli alberi e guardarsi intorno abbiamo la chiara percezione che il mondo è uno schifo e non si può andare avanti così, noi umani come specie siamo piuttosto eccitati dalla prospettiva che il mondo debba finire, stia per finire, sia praticamente sul punto di finire per colpa del dispetto degli dei o dei nostri peccati o della malizia della natura. La fine del mondo, sì, ci spaventa, e come tutte le cose che ci spaventano ci emoziona ed un po’ ci attira. Fidatevi, Dario Argento ed il parrucchiere di Morgan ci si sono fatti sopra una carriera. A spulciare la storia, millenaristi lo siamo sempre stati, prima c’era Yog Sothoth che doveva divorare il mondo, poi il giudizio universale, poi l’incubo atomico, adesso il riscaldamento globale, la pandemia e l’esaurimento delle risorse. Abbiamo sempre paura, quando cala la notte e le giornate si accorciano, e d’altra parte mai che facciamo seriamente qualcosa per limitare i possibili rischi, per scongiurare la crisi prima che sia troppo tardi. La gente continuava a peccare come bestie, continua ad inquinare e ad ammassare i maiali l’uno sull’altro, e continua ad avere paura. Perché ci piace, la fine del mondo è la nostra massima ambizione. Perché sarà pur vero che l’importante non è la meta ma il viaggio, come dicono i saggi, ma se non c’è un traguardo a noi che importa di viaggiare, che senso ha? Mica siamo saggi, noi.




24/4
2009

Non è una festa per tutti

Il nostro stimatissimo Presidente "Crapa pelada la fa i turtei" ed altri noti esponenti del lodo Alfano hanno recentemente preteso di ricordare come la Liberazione sia una festa di tutti gli italiani. Purtroppo, e non per la prima volta, si sbagliano: oggi come sessantaquattro anni fa ci sono fascisti ed antifascisti, e la Liberazione non è la festa dei fascisti. Uno dei pochi giorni, di questi tempi, in cui non è la festa dei fascisti.

Non dico che la Liberazione sia un monopolio esclusivo della sinistra, antifascisti sono stati e sono anche alcuni cattolici, liberali, conservatori che con la sinistra non hanno nulla a che spartire. Ma di certo antifascisti non sono alcuni esponenti di spicco di questa maggioranza di governo, dalla Mussolini a Borghezio, da La Ruspa a Gasparri, da Alemanno a Gentilin, e di certo antifascista non è quel figlio illegittimo di Licio Gelli che li manovra tutti, ed antifascisti non sono quelli che approvano le parole e l’operato di questi signori. Non è che il Berlusconismo sia esattamente uguale al fascismo, ma di certo tra i suoi sostenitori i fascisti non mancano. La Liberazione non è roba loro, non è una di quelle feste folkloristiche tanto amate dai cioccolatai e dai fabbricanti di panettoni che in fondo in fondo possono andare bene a tutti, non è una generica celebrazione di buoni sentimenti: è il ricordo di un avvenimento ben preciso avvenuto non troppo tempo fa, la liberazione dell’Italia dai fasciobastardi che per vent’anni avevano governato il paese con metodi dittatoriali e dai nazisti che con la loro complicità avevano invaso il paese. Non è la festa di chi ritiene che i repubblichini ed i partigiani avessero pari dignità, di chi ripete che comunismo e fascismo in Italia hanno fatto gli stessi danni, di chi fino a pochi anni fa parlava di abolire la festa della Liberazione, di chi reputa mussolini un grande statista, condivide le sue idee ed i suoi metodi e li ripropone con un nome nuovo. Per questi, il 25 Aprile è il ricordo della sconfitta, e non hanno niente da festeggiare o da celebrare. Disertino pure ogni cerimonia di commemorazione, come hanno sempre fatto finora, ed evitino di schizzare retorica ipocrita sulle tombe dei loro nemici, se ne stiano a casa o nei loro covi segreti a crogiolarsi nel rancore, nel desiderio di vendetta e nei loro piani di distruzione della democrazia. Nel caso improbabile cogliessero l’occasione e trovassero il tempo per vergognarsi almeno un pochettino, mi mandino la foto, gradirei.




23/4
2009

Il carretto passava

Al di là delle intenzioni, delle interpretazioni, delle correzioni di tiro, del fatto che la Consulta, il TAR, i cittadini rigetteranno questa legge come assurda ed inapplicabile, è già demenziale che a qualcuno una legge così sia venuta in mente. Ma questi barbari padagni non si sono mai accorti che una delle cose più belle delle città più belle è la possibilità di prendersi qualcosa al volo e mangiarlo per strada, seduti su una panchina o sul marciapiede, camminando e parlando, che sia un kebab o una fetta di pizza o un panino o un gelato o un pezzo di focaccia o un cartoccio di patate o quel cazzo che hai voglia di mangiarti in quel momento?
Cari liberali miei, c’è chi adora sedersi al tavolino di una gelateria chic a leccare una coppa da otto euro disegnata da uno stilista nuiorchese, c’è chi ha i pantaloni troppo belli per sporcarli su una panchina e mai si rovinerebbe il rossetto con un panino, e c’è chi no. Io sono uno di quelli no. Quando nel pleistocene mi dissero che un tale Berluscojoni, se rammento bene il nome, si era buttato in politica con tutta la potenza di fuoco dei suoi conti in banca e delle sue televisioni, io in quel momento stavo seduto su dei gradini mangiando un panino con la mortadella. Che aneddoto tremendamente naif, non trovate? E mi ricordo che pensai, sarà anche potente e ricchissimo ed avere mille zoccole al seguito, ma lui del piacere di sedersi su degli scalini a mangiare un panino con la mortadella non ne sa nulla. Non poteva saperlo, non può, e non potrà, quindi tutto quel potere in fin dei conti a che gli è servito? Non che lui c’entri con questa storia, poi, solo che ora vi piacerebbe togliere quel piacere anche a me. Peccato. Mi sa che non ci riuscirete.




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